dovrebbe trasferire l'acqua per usi irrigui dalla diga di Palazzo Adriano alla diga Castello di Bivona a cui mancano tuttora almeno 7 milioni di metri cubi di acqua per giungere ad un livello che possa soddisfare il fabbisogno idrico del comprensorio agricolo del Verdura. Dovrà intervenire l'Enel come da richiesta effettuata, la settimana scorsa, dai sindaci dell'area Sosio – Verdura – Gebbia, ai vertici della Regione Siciliana. Al di là del caso specifico, però, la faraonica opera denominata Adduttore Gammauta, tanto utile quanto costosa, rischia di trasformarsi in una cattedrale nel deserto. Inaugurata nel 2011, dopo un lunghissimo iter burocratico, e costata quasi 25 milioni di euro di soldi pubblici, nel corso di questi 10 anni è entrata in funzione pochissime volte e questo nonostante la perdurante siccità che ha investito nel tempo il versante occidentale della provincia di Agrigento.
Il collegamento idrico Gammauta - San Carlo – Castello, in un batter d'occhio, potrebbe risolvere il problema dell'approvvigionamento irriguo per gli agricoltori di Ribera, Bivona, Lucca Sicula, Villafranca Sicula, Alessandria della Rocca, Burgio, Calamonaci, Caltabellotta e Cattolica Eraclea. Non solo. La stessa acqua potrebbe essere utilizzata anche per usi civili, specie in quei comuni serviti dagli acquedotti “Voltano” e “Tre Sorgenti”. Il tutto a costo zero sia perché gli impianti sono funzionanti sia perché l'acqua scende a valle per caduta naturale. Invece, niente di tutto questo: l'acqua non viene immagazzinata e addirittura quella del fiume Verdura si disperde in mare poiché, a valle, non è stato mai progettato e realizzato nessun invaso artificiale. L'Adduttore Gammauta – Castello è entrato pochissime volte in funzione perché in qualche sporadico anno la portata delle piogge è stata tale da riempire in modo naturale la diga Castello attraverso le sorgenti ed i torrenti dell'area del Magazzolo, mentre, per la maggior parte delle volte, perché ci sono troppi enti da mettere d'accordo tra Enel, Regione Siciliana, Consorzio di Bonifica, Comuni e associazioni di categoria agricole e per trovare la quadra servono troppe riunioni e tavoli tecnici, oltre agli accordi sul costo finale che gli agricoltori delle varie zone devono pagare per garantirsi l'acqua per usi irrigui. La diga Castello di Bivona può contenere fino a 21 milioni di metri cubi di acqua e serve un territorio agricolo di oltre 12 mila ettari tra agrumeti e frutteti, sparsi in una decina di Comuni, territorio agricolo in espansione, tra l'altro, grazie alla nascita di tante nuove aziende ad imprenditoria giovanile. Una questione da affrontare con urgenza per non continuare a sprecare acqua e denaro pubblico.