o fino a quando non ci saranno le dovute condizioni di sicurezza. Tornano alla carica, a Ribera, le 500 famiglie che già in zona rossa si erano espresse contro l’ipotesi di riapertura delle scuole. Oggi rivendicano la libertà di scelta, ossia la libertà della didattica a distanza che in altre Regioni, sostengono, viene garantita. Insomma, zona rossa o arancione non cambia nulla per queste famiglie che ritengono non prudente la scelta della didattica in presenza al 100% nelle scuole di base e al 75% nelle superiori. Sono genitori degli alunni che frequentano le tre scuole della città ( Navarro, Crispi e Don Bosco) e si sono rivolti al presidente della Regione, all’assessore regionale all’istruzione, così come al sindaco Matteo Ruvolo.
Le nostre, scrivono, sono le perplessità manifestate dagli stessi dirigenti scolastici e sindaci della provincia che pur seguendo i protocolli e le continue sanificazioni ritengono che queste misure, pur necessarie, non siano tuttavia sufficenti ad evitare la diffusione del virus. Occorre altro : impianti di areazione automatici nei locali scolastici, monitoraggio continuo su tutto il personale e studenti e forniture di mascherine anti-covid PFF2. Il ritorno a scuola è un desiderio di tutti, sostengono i genitori firmatari della nota, ma è necessario che ci siano le condizioni di sicurezza. Peraltro, evidenziano come a Ribera, nonostante la cessazione della zona rossa, la situazione sia ancora molto delicata e preoccupante, e temono che con la riapertura di tutte le scuole andrà a peggiorare.
Insomma, si è voluto riaprire, ma in realtà non si stanno garantendo le condizioni adatte per il rientro. Per i 500 genitori riberesi non bisognava forzare, soprattutto in Sicilia dove la sanità è in grande difficoltà e si dovrebbe fare il possibile per tutelare la salute e prevevire il contagio. La loro richiesta non è quella di tenere chiuse le scuole, piuttosto rivendicano la scelta delle famiglie di optare per la didattica a distanza. E questa è la richiesta che avanzano alle autorità regionali e comunali fino a quando, concludono, rimarrà valida la dichiarazione di “emergenza sanitaria” ossia fino al 31 luglio. Non sono solo queste famiglie riberesi a non condividere la riapertura delle scuole.
Anche per il sindacato Orizzonte Docenti, la scelta di far tornare in classe da oggi gli studenti delle superiori, a cinque settimane dalle fine dell'anno scolastico, dopo mesi e mesi di Dad non ha senso e non risolverà di certo il problema degli apprendimenti.Si sta riaprendo la scuola, sostiene il sindacato, solo per dimostrare che si deve tornare alla normalità, ma di normale nelle scuole italiane non c’è nulla considerato che ci sono ancora docenti, dirigenti scolastici e personale ATA che non sono stati ancora vaccinati e che persiste irrisolto il problema dei trasporti.