tra chi nelle scorse ore ha aderito alla "Marcia su Palermo", la manifestazione promossa dal comune di Sciacca per far sentire la protesta nei confronti del governo della Regione per come ha gestito la vertenza delle Terme di Sciacca. Adesioni su adesioni che si susseguono. Le ultime sono state il Circolo di Cultura, la sezione provinciale dell'ASI (Associazioni Sportive Sociali Italiane), ma anche la Camera del Lavoro "Accursio Miraglia", la Confcommercio, la Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori, il Borgo dello Stazzone, l'associazione "Crescere Insieme" il gruppo Agesci Sciacca 2 e altre adesioni sembra che siano in arrivo.
Una manifestazione che sta dividendo la comunità di Sciacca, a partire (ovviamente) da chi fa politica, e che intravede in questa iniziativa (secondo noi commettendo l'ennesimo errore) una ragione di più per acuire uno scontro più o meno ideologico incentrato su alcune insoddisfazioni diffuse su argomenti diversi che non hanno minimamente a che fare con il destino delle Terme. Quella che ne sta venendo fuori è una marmellata piuttosto indecorosa, che al confronto di idee e di suggerimenti costruttivi predilige (alla sciacchitana) la polemica su aspetti della vita pubblica che, naturalmente, hanno la loro importanza (le buche della città, le transenne, il presunto fallimento dell'azione politica dell'amministrazione comunale) ma che servono solo ad alimentare, attraverso il "benaltrismo", sentimenti di insoddisfazione diffusa.
Sembra che si stia rivivendo lo stesso clima di 18 anni fa, quello che tracciò il solco verso il referendum popolare necessario affinché si cambiasse il toponimo della città da Sciacca a Sciacca Terme. Le battaglie sono simili, gli obiettivi diversi. In comune c'è probabilmente il tentativo di ripetere quello che fu un sostanziale boicottaggio, che fece fallire quella consultazione che aveva un'importanza storica solo per misero calcolo politico contro l'amministrazione del tempo, guidata dall'avvocato Ignazio Cucchiara. Se il cittadino saccense è insoddisfatto di come viene amministrata la città in questa fase storica può liberamente continuare a lamentarsi.
Ma mettere le Terme dentro uno stesso contenitore pieno di ingredienti diversi tra di loro, non potrà fare altro che dare un cocktail avvelenato di quello stesso veleno di cui continua a nutrirsi un certo tipo di scontro politico, tutto giocato sui problemi veri delle persone, acuiti dall'emergenza Covid, anche se la cosa più semplice rimane prendersela con il comune. Perché se oggi la destinataria della polemica è Francesca Valenti ieri (a parti politiche invertite) era Fabrizio Di Paola. E prima ancora Vito Bono, e prima ancora Mario Turturici, e prima ancora Ignazio Cucchiara, e prima ancora Ignazio Messina. E prima ancora quelli che venivano eletti per 6 mesi dai consigli comunali per poi "cadere" e fare spazio ad un successore. Il film è sempre lo stesso: levati tu che mi ci devo mettere io. E non è certamente stando all'opposizione permanente che si dimostra di essere dei buoni politici.
Oggi siamo di fronte ad un'iniziativa più o meno eclatante, che si traduce però nella protesta da parte della città tutta per accendere i riflettori su una vicenda, quella termale, che grida vendetta, con un proprietario (la Regione Siciliana) che, da Sinistra a Destra (da Saro Crocetta a Nello Musumeci, solo gli ultimi di un elenco nutrito di assessori e governatori che in vent'anni non hanno fatto altro che prendere in giro un'intera città) non ha mai avuto l'interesse affinché questa risorsa straordinaria e inimitabile si sviluppasse. E di fronte a questa amara realtà, noi saccensi non sappiamo fare altro (ancora una volta) che litigare.