che si riuniscono puntualmente in altrettante zone della città di Sciacca: da San Calogero a Ferraro, da via Allende alla Perriera a Isabella e Muciare. Non mancano i gruppi che bivaccano in centro storico. Ciascun branco è composto da diversi esemplari. Facendo due conti sommari, sarebbero almeno 150 i randagi disseminati in città. C'è chi li assiste, portando loro da mangiare. Un'animalista assai solerte, che agisce forse perché non c'è alcuna legge che le impedisca di nutrire i cani. Fatto sta, però, che ormai questo è diventato un appuntamento. Con tutte le conseguenze del caso. Giornalmente c'è chi si rivolge al nostro Telegiornale per segnalare il rischio di imbattersi in gruppi di cani che, a seconda di un comportamento dell'uomo magari non del tutto corretto, denotano una particolare aggressività. Il fenomeno sta diventando ormai sempre più preoccupante. Ci sono intere zone che sono diventate ostaggio degli animali. Sullo sfondo c'è una gestione del problema di cui, purtroppo, non si riesce a venire a capo. Il comune spendeva 400 mila euro per poterli catturare e ospitare in canili convenzionati. Dallo scorso anno spende assai meno, soprattutto dopo che attraverso una convenzione con un'associazione animalista tedesca, è riuscita a far "emigrare" in Germania per renderli adottabili diversi cani. Ma il fatto è che adesso non c'è più un posto presso i canili convenzionati. Questione che fa tornare sotto i riflettori la vicenda dell'associazione ANTA, che da tempo chiede un terreno dove realizzare il primo canile comunale. Il punto al momento è che se i cani non vengono catturati, microchippati e sterilizzati, poi si riproducono. Cosa che occorre riorganizzare al più presto. Sperando sempre che non ne vengano immessi sul territorio da altri territori comunali. Insomma: Sciacca è una città amica dei cani. E nulla in contrario, naturalmente, di fronte ad una realtà che spesso, sul piano del dibattito, fatica a trovare una dimensione accettabile, perché finisce col creare conflitto tra chi è animalista e chi non lo è. O meglio, chi non intende certamente uccidere gli animali ma che, al tempo stesso, vorrebbe avere la libertà di fare una passeggiata con i bambini senza il pericolo di essere inseguiti o, peggio, aggrediti. È un tema, questo, che rischia di trasformarsi in una nuova emergenza, dove non sono mancati anche gli episodi di persone aggredite o che hanno avuto bisogno di cure importanti a livello di pronto soccorso.