L'atto di affidamento del patrimonio termale della Spa al Comune di Sciacca che sta per essere formalizzato non contiene tutti i beni, ma solo una parte di essi. Ovvero: stabilimento delle Terme, Grand Hotel, piscine e poco altro. Non può essere consegnato l'ex Motel Agip, su cui pende un contenzioso col Comune. Così come non possono essere consegnati gli alberghi del Monte Kronio. Ma, ed forse è la cosa più clamorosa di tutte, non possono essere affidate al Comune di Sciacca le stufe di San Calogero. Come se in pizzeria ordinassimo una Margherita e ce la portassero senza mozzarella. Ironia a parte, a impedire il percorso più normale è il solito immancabile problema burocratico. Si è scoperto, infatti, che gli immobili di San Calogero non sarebbero nemmeno accatastati. Bisogna, dunque, provvedere in tal senso prima di "licenziarli". Ma per far questo ci vuole almeno un altro mese di tempo. Si potrebbe aspettare, dunque, e consegnare tutto, e non solo la metà dei beni, per poi lavorare alla pubblicazione del bando per la selezione del partner privato. Eppure a Palermo hanno fretta. Molta fretta. Il governo Crocetta-Baccei non intende più perdere tempo. C'è chi, come il Movimento 5 Stelle, sospetta che questa premura sia dovuta alla necessità di dare un segnale politico all'opinione pubblica, dopo quasi vent'anni dall'approvazione della celebre legge regionale che sancì la necessità di privatizzare i beni termali. I grillini non ci stanno, e fanno notare che era tutto previsto. E danno la loro spiegazione dell'accelerazione che si è deciso di imprimere alla vicenda. I pentastellati attaccano frontalmente il Partito Democratico.
Oggi in ogni caso si firma l'atto di consegna. «Ma sarebbe stato utile evitare questa fretta», dice Mangiacavallo.
Così Mangiacavallo commenta la possibile replica del Governo: "Iniziamo con una parte dei beni, la restante parte la consegneremo dopo".
Per il parlamentare regionale nessun privato serio può essere interessato a concorrere per un pacchetto incompleto.
Mangiacavallo infine difende il gruppo consiliare grillino saccense, chiarendo le ragioni della proposta di un tavolo tecnico politico, e non di una commissione consiliare speciale.
Sul tema interviene anche la CGIL: "Prendiamo atto – dicono Massimo Raso e Franco Zammuto – che lo spezzatino è una scelta assunta e calata dall'alto, ma più che spezzatino siamo di fronte ad un tritacarne. Cgil che comunque dice no al tavolo tecnico politico proposto dai pentastellati: "rischia di ridursi a vociante e inconcludente commissione politica", dicono il segretario provinciale e quello cittadino.