all’interno del teatro popolare di Sciacca, i primi applausi subito dopo l’esecuzione dell’inno di Mameli da parte dell’orchestra diretta dal maestro Antonio Bono. Rotary Club e Comune di Sciacca insieme avevano finalmente aperto le porte di una struttura che, negli anni, aveva sempre suscitato diffidenza nei saccensi. Una cosa era certa: era iniziato, proprio in quel momento, qualcosa di nuovo. A ricordare l'apertura del teatro Samonà avvenuta nel lontano 2015 è oggi Salvatore Monte, all'epoca dei fatti raccontati assessore comunale al turismo e allo spettacolo della giunta Di Paola. La struttura di via Agatocle, con lievi messe a punto, ricorda Salvatore Monte, diventò un centro culturale in pieno centro storico. Lunghe file ai botteghini, un’atmosfera surreale per la nostra città. Cantanti, attori, compagnie professioniste, amatoriali, orchestre e comici riuscirono a creare e formare un pubblico. Un'apertura che ha spinto giovani e meno giovani a farsi carico degli oneri di una produzione, di vivere il ruolo di “impresari” con gioie e dolori. L’apertura del teatro segnò, seppur con la necessità di una più ricercata e solida organizzazione, un primo passo in avanti verso lo sviluppo culturale della nostra piccola, grande comunità; quell'apertura segnò la sconfitta di un processo burocratico lento, lentissimo, tipico della nostra terra. Quell’apertura, prosegue Salvatore Monte, ci insegnò che anche senza un vero palco è possibile regalare emozioni. Diciamolo, non è andata male, osserva l'ex assessore. Oggi, invece, burocrazia, carte, progetti esecutivi, protocolli d’intesa, gare ed idee, spesso molto confuse, sono gli ingredienti di una macedonia che dovrebbe vedere l’allestimento di una nuova piccola sala convegni, l’ennesima a discapito di un palco che attende di essere ultimato. Chi detiene, al momento, “una voce in capitolo” per definirne la progettualità, da Regione a Comune passando per altri enti, non ha sentito la necessità di confrontarsi con nessuno del settore. Salvatore Monte non ha dubbi nel sostenere come tutto ciò sia l’inizio di un possibile spreco di denaro pubblico in barba alla rimessa in funzione dello stabile di via Agatocle.