che ancora non ha proceduto alla costituzione dell’Azienda Speciale Consortile che dovrà gestire il servizio in provincia ponendo fine alla gestione commissariale che si trascina da tanto, troppo tempo. Peraltro, risale ad alcune settimane fa la decisione di uno dei due commissari prefettizi, Giuseppe Massimo Dell’Aira, di rassegnare le proprie dimissioni.
Neanche questo ha accelerato il processo di costituzione della nuova società pubblica che dovrà occuparsi del servizio idrico integrato, nonostante sia un obiettivo sbandierato ormai da oltre un anno. Domani è in programma un’altra assemblea dell’Ati, ma il rischio è che ci sia un’altra fumata nera, ossia che la questione venga ulteriormente rinviata. La novità delle ultime ore è relativa alla presa di posizione del Prefetto di Agrigento che ha inviato una lettera ai sindaci dell’Ati ribadendo la necessità di arrivare in tempi brevissimi alla costituzione dell’Azienda Consortile. Il rischio concreto è quello dell’interruzione di un servizio fondamentale per la comunità agrigentina posto che, di fondo, c’è una questione economica complicatissima e che la gestione commissariale non può prolungarsi oltre. Insomma non si può continuare a tergiversare, considerato che la scelta della gestione pubblica attraverso l’Azienda Speciale Consortile risale al 2019. Due anni dopo si attende ancora la costituzione formale, mentre si è resa necessaria la nomina di un commissario anche in sostituzione dei comuni che non hanno approvato nel frattempo lo statuto dell’Azienda, questione peraltro non del tutto superata.
Ad esprimere forti preoccupazioni per il ritardo dell’Ati sono state anche diverse associazioni, a cominciare dal Comitato Intercomunale per l’acqua pubblica che più volte ha sottolineato il rischio di un ritorno alla gestione privata del servizio idrico integrato in provincia di Agrigento, nonostante le tante battaglie e la sbandierata volontà dei sindaci di una ripubblicizzazione dell’acqua.