costretto alle dimissioni due mesi fa dopo l'inchiesta della procura di Trapani che lo aveva visto tra le persone sottoposte ad indagine nell'inchiesta sui presunti dati falsi sulla pandemia comunicati al ministero della Salute. È ormai quasi agli sgoccioli, dunque, l'interim che Nello Musumeci ha voluto continuare a detenere, ritenendo preferibile non sostituire colui che, nell'immaginario collettivo della politica siciliana, viene considerato a tutti gli effetti un suo delfino. Nelle scorse ore è stato lo stesso governatore a dire che Razza, destinatario di un avviso di garanzia con l'accusa di falsità materiale ed ideologica, merita di tornare alla guida dell'assessorato di piazza Ziino. Se non siamo all'epilogo della vicenda giudiziaria, siamo sicuramente alla quadratura del cerchio sul piano essenzialmente politico per un'inchiesta che ha generato ampie discussioni.
Il punto centrale della vicenda, quello che ha generato indignazione pubblica, è stata soprattutto la frase pronunciata da Razza e finita in un'intercettazione telefonica, quella nella quale l'allora assessore invitava i suoi collaboratori a "spalmare", nelle comunicazioni a Roma, il numero di morti in Sicilia in più giorni. Frase per la quale lo stesso Razza recentemente si è scusato: "Ho detto una cosa frase infelice", ha ammesso. Aggiungendo poi che è stato chiarito che la Sicilia non ha mai posticipato decisioni di rigore, ma le ha sempre anticipate. Si riteneva che i numeri fossero stati alterati per scongiurare che la Sicilia venisse dichiarata "zona rossa" dal governo centrale. "Il senso della mia frase infelice - ha concluso Razza - era quello di considerare prevalente l'effettiva ripartizione del dato sull'indicazione del bollettino giornaliero". Poi Razza ha espresso "il sentimento di rispetto va a tutte le vittime e ai loro familiari. Ed è pari al sentimento di stima profonda per la professionalità con cui gli operatori siciliani della sanità hanno indossato il camice e la tuta e sono scesi in trincea. Gli assessori passano, loro restano".
Gli assessori forse passano, ma mica tanto se è vero che adesso Razza è pronto a riprendere il timone dell'assessorato. E, d'altronde, lo stesso Nello Musumeci ha detto che è una decisione coraggiosa ma un riconoscimento che il suo delfino merita. E così, se qualcuno pensava che la carriera politica di Razza fosse finita, il ritorno in sella sembra anche una risposta alla stessa consistenza dell'indagine. D'altronde gli stessi carabinieri del Nas avevano riferito nel loro rapporto alla procura della Repubblica che "sebbene non emerga ancora compendio investigativo grave, è emerso il parziale coinvolgimento di Razza nelle attività delittuose del Dipartimento Regionale per le Attività Sanitarie e Osservatorio Epidemiologico".
Un'inchiesta culminata con tre arresti, tra cui la dirigente del dipartimento. Una quarantina i presunti casi di falsificazione dei documenti. Carteggio poi trasmesso alla magistratura di Palermo, competente per territorio. L'accusa: aver alterato, in svariate occasioni, il flusso dei dati diretti all'Iss sulla pandemia modificando il numero dei positivi e dei tamponi e a volte anche quello dei decessi. Nel mirino degli inquirenti è finita soprattutto una frase detta da Razza e finita nelle intercettazioni telefoniche degli investigatori: "E questo anche se la notizia dell'imminente reintegro nella giunta regionale ha già visto intervenire l'opposizione, pronta a fare le barricate. I deputati regionali del Movimento 5 Stelle si domandano cosa sia cambiato dal giorno delle sue doverose dimissioni. E in ogni caso, per i grillini l’operato del delfino di Musumeci era deficitario prima che l’inchiesta della magistratura investisse l'assessorato alla Salute, tanto da indurre le opposizioni a proporre una mozione di censura nei suoi confronti.
Anche Claudio Fava e Baldo Gucciardi hanno espresso riserve, evidenziando come, aldilà delle vicende giudiziarie, con numeri - dicono testualmente - "estratti come al gioco del lotto e morti spalmati, Razza non è il benvenuto al governo della Regione".