Potrebbe essere questa la pretesa dei tre curatori fallimentari nominati nei giorni scorsi dal tribunale di Palermo per soddisfare i creditori. La montagna da scalare è piuttosto ripida, visto che stiamo parlando di almeno 90 milioni di euro da dovere recuperare. E tra i creditori non c'è soltanto Siciliacque, ma c'è anche lo stesso Marco Campione, che con una sua ditta era fornitore di Girgenti Acque, e come presidente di Girgenti Acque invece ne era debitore. Ma la piega che ha preso la vicenda, in ogni caso, è oggetto di grande preoccupazione per la tenuta (che era già piuttosto precaria) del servizio idrico integrato sul territorio provinciale e, di conseguenza, per il pericolo che improvvisamente il banco possa saltare, e che nessuno apra più i rubinetti. Letteralmente. Perché se i soldi delle bollette dovessero servire per pagare i creditori, allora non potrebbero più servire per pagare i lavoratori, né i tecnici, né gli operai che fanno funzionare pozzi, sorgenti e serbatoi, né le imprese che effettuano i lavori di ripristino.
Dietro l'angolo dunque potrebbe esserci il più drammatico degli scenari. Il sindaco di Sciacca Francesca Valenti (non certo solo nella qualità di presidente dell'ATI) non nasconde la sua preoccupazione. A cadenza ormai diuturna si susseguono riunioni e interlocuzioni per cercare soluzioni tempestive che consentano di fronteggiare al meglio possibile quella che è a tutti gli effetti un'emergenza. La gestione commissariale prefettizia continua intanto con Gervasio Venuti. Solo lui, considerato che nelle settimane scorse l'altro commissario, Giuseppe Massimo Dell'Aira, ha tolto il disturbo, in polemica con la nomina di un commissario nominato dal Tribunale di Palermo, manifestando grande disappunto, ipotizzando che quello fosse l'avvio di una fase che rischiava di culminare con la sospensione del servizio idrico. Timori, quelli dell'avvocato Dell'Aira, che evidentemente erano più che fondati.
E oggi ci si rende conto di come non sia superfluo ricordare che l'acqua non è certamente un servizio uguale agli altri. Ecco perché la costituzione dell'azienda speciale consortile richiede un'accelerazione urgente, ecco perché su questo fronte il sindaco di Sciacca continua a ripeterlo. Una società dichiarata fallita deve pagare i debiti, e su questo non ci piove. Tuttavia, ingabbiare un servizio pubblico fondamentale in un ambito esclusivamente finanziario è un errore. Anche perché è difficile immaginare che gli utenti paghino ancora le bollette se improvvisamente l'acqua non dovesse più arrivare.
"Stiamo lavorando ad una soluzione per l'immediato - ha detto Francesca Valenti, - ferma restando la necessità di chiudere immediatamente con Girgenti Acque andando subito dal notaio a costituire l'azienda consortile". Che tra i creditori di Girgenti Acque ci sia anche Siciliacque è il vero spauracchio di questa vertenza. Perché per un privato uscito dalla porta (con tanto di interdittiva antimafia inflitta dal prefetto) come Girgenti Acque, un altro privato potrebbe rientrare dalla finestra. Con la conseguenza che sia stata combattuta l'ennesima battaglia donchisciottesca. Procedere con la nascita della nuova società consortile, superando tutte le resistenze residue, è l'unica strada da seguire. Perché non è davvero ipotizzabile uno scenario (la sospensione del servizio idrico) che definire da terzo mondo non sarebbe eventualmente sbagliato. E sarebbe addirittura meno accettabile in un territorio, come quello di Sciacca, che l'acqua ce l'ha.