Questa l'opinione dell'ex parlamentare nazionale Giuseppe Marinello e degli ex consiglieri comunali Calogero Bono e Giuseppe Milioti. I quali ritengono che la città di Sciacca deve dare un segnale importante nei confronti del quadro che sta venendo fuori da questa inchiesta. Una richiesta che è contenuta in una nota nella quale questi operatori politici sull'indagine della procura di Agrigento denominata "Waterloo" commentano: "Meglio tardi che mai". Marinello ricorda che nel 2013 in un'interrogazione parlamentare denunciava le stesse cose che oggi sono oggetto di indagini della magistratura, compresa la richiesta al governo di intervenire per verificare quelle che l'allora senatore aveva denunciato come "distrazioni di somme e assunzioni ingiustificate". Per Bono, Milioti e Marinello il quadro che viene fuori è disarmante, perché dimostra - sostengono - che l'intera provincia è stata truffata sotto gli occhi di tutti, e che il comune di Sciacca ha pagato il prezzo più salato, visto che paradossalmente, avendo risorse idriche proprie in abbondanza, era trattato dai vertici di Girgenti Acque in malo modo. "Forse - ipotizzano - c'era un disegno preciso da parte della proprietà, e negli anni non sono mancati proprio da parte di Bono e Milioti interventi in difesa della città di Sciacca. Noi siamo sempre stati estranei al modello Campione". Puntano il dito, Bono, Milioti e Marinello, che oggi si sono avvicinati a Fratelli d'Italia, contro l'Ato e contro l'Ati, domandando come mai non si siano accorti di nulla, dall'aumento delle tariffe e dai bilanci che sarebbero stati gonfiati.
Intanto ieri il commissario prefettizio che gestisce la "Girgenti Acque" Gervasio Venuti (da solo dopo l'addio di Dell'Aira) ha detto che non ci sarà alcuna conseguenza dall’operazione «Waterloo» sulla continuità del servizio idrico integrato nell’Agrigentino. Una rassicurazione fornita ai sindaci della provincia. Proprio allo scopo di scongiurare eventuali possibili disservizi, Venuti ha già provveduto a sostituire due ingegneri (Francesco Barrovecchio e Calogero Sala, destinatari di 2 degli 8 fermi disposti ieri dalla procura della Repubblica di Agrigento) con altri tecnici, gli ingegneri Fiorino e Ferrara, che fanno parte della pianta organica della società.
Il sindaco di Sciacca Francesca Valenti (che è anche presidente dell’Assemblea Territoriale Idrica) aveva annunciato che il suo Comune sarebbe stato pronto a sostituirsi a «Girgenti Acque», in caso di emergenza, affinché la regolare erogazione dell’acqua nella sua comunità fosse garantita. Ma il commissario Venuti ha detto che non è necessario che Sciacca né altri comuni agiscano in tale direzione, perché il servizio non rischia di fermarsi. Sullo sfondo della vicenda, in ogni caso, rimane da risolvere la questione di una società, la «Girgenti Acque», che recentemente e stata dichiarata fallita dal tribunale di Palermo. Stesso destino per la «Hydortecne», impresa satellite della prima. Il Tribunale ha anche nominato 3 curatori fallimentari, con il compito di pagare debiti accumulati dalla «Girgenti Acque» che ammonterebbero a 90 milioni di euro. In ogni caso, nell’ottica di superare la gestione privata delle risorse idriche, e di mettere fine ai problemi di una conduzione societaria che sin dall’inizio è stata oggetto di malcontento, i comuni della provincia di Agrigento hanno deciso di compartecipare alla costituzione di una azienda speciale consortile, che dovrà sostituire in maniera definitiva «Girgenti Acque», con l'obiettivo di tornare ad una gestione esclusivamente pubblica dell’acqua. Un percorso che ha registrato però resistenze e preoccupazioni da parte dei singoli comuni, al punto tale che è stato necessario l’intervento di un commissario straordinario nominato dall’assessorato all’Energia per sostituirsi ai comuni inadempienti. «Adesso siamo pronti, la prossima settimana saremo da un notaio per costituire la nuova società», ha detto la presidente dell’Ati Francesca Valenti.