in attesa che si chiuda il sipario su Girgenti Acque e si apra (finalmente) quello sulla nuova società consortile, non è certamente di secondaria importanza la preoccupazione per il mantenimento dei livelli occupazionali. A lanciare l'allarme nelle scorse ore sono stati Cgil, Cisl ed Uil. Hanno stimato che la fase di transizione nella quale ci troviamo, possa culminare con la perdita di almeno 300 posti di lavoro tra dipendenti della Girgenti Acque e della controllata Hydortecne. Le forze sociali non nascondono di temere conseguenze per l'ordine pubblico. Anche per la triade in gioco non c'è solo la continuità del servizio idrico integrato, ma anche il futuro dei dipendenti. Come dire che ci mancava solo questo in un territorio provinciale già fortemente provato da arretratezza e spesso assenza di servizi importanti. Lavoratori che adesso sono in stato di agitazione e che a breve si riuniranno per valutare le iniziative da intraprendere. Naturalmente non si esclude uno sciopero. E in piena estate questo sarebbe un vero e proprio dramma. E a rischio ci sono adesso anche le stesse ditte fornitrici di Girgenti Acque. Alcune di loro, che vantano cospicui crediti, hanno già deciso di licenziare i lavoratori.
Ecco perché parlare di "corsa contro il tempo" non è sbagliato. Nelle ore in cui il commissario prefettizio Gervasio Venuti ha quasi alzato bandiera bianca, dicendosi pronto a dimettersi alla luce delle pretese dei curatori fallimentari, sarebbe assurdo che l'Ati si attardasse più di tanto nel decidere i nomi dei 3 componenti del consiglio d'amministrazione, una carica che si è scoperto essere assai ambita, anche da diversi soggetti i quali, pur in qualche caso assai competenti sul piano della propria preparazione professionale, provengono in ogni caso dal mondo della politica. Non a caso c'è chi teme un cda frutto della solita lottizzazione, come se non avessimo problemi ben più importanti, come per esempio il pericolo che prima o poi il banco possa saltare.
Nel frattempo le rappresentanze civiche (il Centro Consumatori Italia, il Codacons, Legambiente, Konsumer, Comitato intercomunale per l'acqua pubblica e Coordinamento delle associazioni per l'acqua pubblica Titano) si sono rivolte al prefetto non nascondendo i propri timori dopo le dichiarazioni del commissario Venuti. Ritengono che l'Assemblea Territoriale Idrica non sia in grado di affrontare la drammaticità della crisi idrica, a cominciare dalle ingenti somme che i comuni devono conferire alla nuova azienda per la gestione di un servizio per il quale non possono essere sufficienti i 20 mila euro di capitale sociale. Associazioni le quali chiedono all'esponente del governo di attivare un tavolo di crisi per l'emergenza idrica per condividere azioni e interventi da eseguire per garantire la continuità del servizio idrico (oggi a rischio).