era stato rimarcato sabato scorso dal sindaco di Sciacca e presidente dell’Ati Francesca Valenti. Proprio l’Assemblea Territoriale Idrica di Agrigento ha portato avanti l’iniziativa contro Siciliacque.
Sulla vicenda oggi interviene il Segretario generale della Cisl di Agrigento, Caltanissetta ed Enna Emanuele Gallo. «La gestione dell’acqua in Sicilia – dice– si è caratterizzata non solo per l’esorbitanza dei costi ma anche per la pessima gestione di gran parte delle Società di ambito e Sovrambito regionali, ma finalmente giustizia è fatta perchè con la sentenza vengono dichiarate illegittime ed annullate le tariffe applicate dal Governo regionale che ha tenuto conto più delle esigenze finanziarie di Siciliacque che dei cittadini».
Il massimo esponente della Cisl di Agrigento, Caltanissetta, Enna sostiene che, in forza del pronunciamento, Siciliacque dovrà restituire agli utenti quanto incassato dal 2016, Da anni, aggiunge, denunciamo l’abnorme costo di un servizio caro e inefficiente che, nel tempo, ha scontato la beffa di mancati investimenti. Per avere un’idea di quanto sia stata “salato” il prezzo dell’acqua basta citare i dati del 2019. A Enna il costo medio annuo è stato di 748 euro a Caltanissetta 675 euro e ad Agrigento 475 euro. Cifre ben superiori ai 400 euro pagati da ogni famiglia nei comuni dell’Italia del nord».
Per Emanuele Gallo è infine opportuno fare tesoro della sentenza del CGA e delle sue considerazioni per riorganizzare il sistema di gestione delle risorse idriche della Sicilia riconducendo il costo dell’acqua al supremo principio di equità e sostenibilità. Cisl che sollecita adesso agli Enti e alle Società di gestione degli ambiti di Agrigento, Caltanissetta ed Enna che, nel pronunciamento del Consiglio di Giustizia Amministrativa, devono trovare un forte alleato per chiedere a Siciliacque la restituzione delle somme indebitamente percepite nell’ultimo quinquennio. Siciliacque deve altresì sospendere l’esazione a carico dei cittadini nella misura corrispondente al tentativo di recupero delle somme non pagate da quella utenza che ha vissuto e continua a vivere momenti di difficoltà economica