Si tratta, ha dichiarato l’assessore regionale alla Pesca Toni Scilla di un fermo biologico che cerca di aderire quanto più possibile al periodo emergenziale che le marinerie siciliane stanno attraversando a causa della pandemia e che consente alle imprese di pesca di scegliere il periodo di arresto in relazione all'andamento dei mercati.
La novità più rilevante di quest'anno, infatti, riguarda l'ampia forchetta temporale in cui le unità da pesca abilitate allo strascico potranno fermarsi per 30 giorni continuativi e fino al 31 dicembre 2021.Il fermo biologico mira anche alla salvaguardia delle specie ittiche, che si avvantaggiano in questo caso di una pausa, anche se parziale, ad autunno inoltrato.
Marinerie siciliane che proprio recentemente, tramite Federpesca, hanno incontrato il sottosegretario Francesco Battistoni per chiedere di tutelare il lavoro delle imprese della pesca in Sicilia, strette dalla riduzione del numero di giornate in mare con misure tecniche eccessivamente rigide e da una concorrenza sleale delle flotte dei Paesi rivieraschi che danneggia l’economia locale e vanifica gli sforzi di gestione delle risorse.
Una situazione di sofferenza che le marinerie dell’isola vivono ormai da troppo tempo e per tanti motivi che alla fine determinano una pericolosa contrazione dei margini di redditività, ormai prossima al limite della sostenibilità economica delle imprese, pregiudicandone le condizioni di sicurezza dell’attività.
Capitolo a parte meritano le norme dell’Unione Europea, particolarmente rigide e che danneggianola piccola pesca. Lo stesso assessore regionale alla pesca Scilla ha evidenziato nei giorni scorsi come alcuni regolamenti siano illogici in quanto non differenziano la pesca nel Mediterraneo da quella atlantica.