"Tanti sindaci che prima erano guerrieri, combattendo energicamente e rabbiosamente la gestione di Girgenti Acque, da quando sono entrati a far parte dell’ATI, sembra che molti siano stati colpiti dall’oblio più totale". Eppure, per Zammuto, oggi ci sarebbero gli strumenti per trasformarsi in gruppi d'assalto. Il portavoce di Inter.Co.Pa. cita, in particolare, l'Atto di Indirizzo per la riorganizzazione del servizio idrico integrato della Sicilia e la relazione della Commissione Ispettiva Interassessoriale per la verifica delle anomalie e dei disservizi contestati dall’utenza ai gestori del servizio idrico dei Comuni dell’Ambito Ottimale di Agrigento. "Come si può cadere nell’oblio - si domanda Zammuto - nell’apprendere che i cittadini dei 27 comuni che hanno consegnato le reti a Girgenti Acque subiscono un aggravio sulle tariffe, a causa dei 16 comuni che non hanno consegnato le reti e, soprattutto, le loro fonti di acqua"? Ad incidere sull'importo delle tariffe e sulla loro sproporzione con quelle della media nazionale sarebbe l'obbligo di comprare l'acqua da Sicilia Acque SPA a 0,72 €, con un’incidenza sulle tariffe finali di circa il 40% (nel resto d'Italia l'incidenza dell'acqua come "materia prima" è di appena il 6%). Zammuto sottolinea come, la relazione della Commissione Ispettiva, riveli che a causa dei 16 comuni che non hanno consegnato le reti si sia determinata una crisi dell’equilibrio finanziario, considerato che la formazione del piano era stato realizzato sulla base dei 43 Comuni e che, a detta di Girgenti Acque, non ha consentito l’investimento dei fondi sulle reti, le fogne e i depuratori. In pratica, se oggi Girgenti Acque non ha ancora sfruttato i circa 110 milioni di euro disponibili è perché sono venuti meno dei fondi per la copertura finanziaria, una parte dei quali sono stati utilizzati per pagare infrazioni sanzionate dall’Unione Europea per i ritardi accumulati nel sistema fognario-depurativo. "Ma il fatto ancora più grave - riferisce Zammuto - è che i fondi pubblici europei non sono più disponibili, essendo scaduti i termini entro i quali i lavori dovevano essere eseguiti per ottenere la successiva certificazione delle somme sui fondi europei. E quindi, oggi, si deve trovare un’altra copertura finanziaria, in misura di più del doppio". Al momento l’unica speranza rimasta aperta è di ottenere l’inserimento nel Patto per il SUD. Il Comitato Inter.Co.PA si chiede se l’ATI stia provvedendo a sgombrare il campo da quelle che definisce "anomalie interne alla sua costituzione", riferendosi al fatto che chi non consegnò le reti idriche sta dentro l’Assemblea Territoriale Idrica nonostante una recente sentenza della Corte Costituzionale abbia bocciato la parte della legge regionale 19/2015 che stabilisce, in soldoni, che i 16 comuni non avrebbero i requisiti necessari. Insomma: per Zammuto c'è una lotta contro il gestore condotta con prudenza e tatticismi inutili. Forse - sospetta - perché i comuni "ribelli" non hanno interesse. Tra i comuni ribelli c'è anche Menfi, che nell'Ati esprime il presidente, nella persona del sindaco Lotà.