un Ambito territoriale unico per tutta la Sicilia che si occupi della gestione del servizio idrico integrato. Dalle nostre parti siamo benissimo autorizzati a domandarci a che cosa sia servita, in estrema sintesi, la rincorsa alla creazione di un'azienda consortile che raggruppa i comuni se, poi, a Palermo, si guarda già verso una direzione che appare piuttosto inequivocabilmente diversa. Con, più o meno surrettiziamente, il dubbio che è già venuto ai comitati per l'acqua pubblica, che ieri sono intervenuti sul tema, che, sostanzialmente, per un privato uscito dalla porta (nella fattispecie Girgenti Acque), si operi in modo che un altro privato (Siciliacque) possa entrare dalla finestra, suggellando così un ritorno alla privatizzazione della gestione di risorse e impianti.
Tutto questo con buona pace dell'obiettivo dichiarato dell'esecutivo Musumeci che è quello di garantire, attraverso questo nuovo soggetto, i celebri criteri di efficienza, efficacia ed economicità, nell’interesse pubblico collettivo, e un razionale utilizzo della risorsa idrica”. La questione, in realtà, sempre ad opinione del Forum per l'Acqua pubblica, sembra far tornare in primo piano un tema ormai ventennale, ovverosia che l'acqua è un bene troppo prezioso (nel senso economico del termine) per pensare che le imprese possano improvvisamente disinteressarsene. Siamo ancora nella fase del disegno di legge. Spetterà all'Ars approvarlo. Ma, come detto, ci sono polemiche. Oltre ai comitati civici oggi sul tema è intervenuto polemicamente il deputato regionale del Pd Michele Catanzaro. Il quale non crede alle presunte “buone intenzioni” contenute nel disegno di legge presentato dalla giunta Musumeci all'Ars. Anche secondo il parlamentare saccense di fatto la Regione sta agendo nella direzione di risolvere i problemi a vantaggio di un gestore del sovrambito, Siciliacque, che Catanzaro definisce senza mezzi termini “super privato”.
Secndo lui, inoltre, Musumeci dovrebbe tenere conto del no opposto dai movimenti per l'acqua pubblica contro questo disegno di legge, perché si sta andando in direzione ostinata e contraria nei confronti di una gestione democratica e ottimale del servizio idrico in Sicilia. Piuttosto che puntare su un ambito unico per tutta la Sicilia, per Catanzaro Musumeci e il suo governo dovrebbero fare i complimenti e sostenere (ben al di là del prestito da 10 milioni di euro) il lavoro fatto dai sindaci nella costituzione dell'Associazione Idrica Comuni Agrigentini. Primi cittadini che – conclude Catanzaro - con tanti sforzi e determinazione sono stati in grado di cacciare i privati e dare vita ad un'azienda consortile che, seppure con grandi problemi, sta costruendo un nuovo e virtuoso percorso”.
Azienda consortile che, intanto, sta fronteggiando grossi problemi e non solo nel dovere garantire la funzionalità di un servizio costretto a ripartire da zero (i disservizi, purtroppo, sono tangibili), ma che oggi si ritrova con una censura firmata dal potente sindaco di Raffadali Silvio Cuffaro, che fa parte anche della segreteria dell'assessore regionale alle Autonomie locali Marco Zambuto, il quale ha chiesto al presidente di Aica Alfonso Provvidenza (a sua volta sindaco di Grotte) di fornirgli chiarimenti circa presunte promozioni definite “indiscriminate”, in termini di assunzioni presso la nuova azienda consortile, di personale vicino a noti personaggi della politica. Questione che, peraltro, è stata già sollevata anche dal vicepresidente provinciale del Codacons Giuseppe Di Rosa. “Se questo risultasse a verità – ha concluso Cuffaro – chiederà le dimissioni immediate del consiglio di amministrazione”. Insomma: il clima anche dalle parti dell'Aica improvvisamente rischia di diventare già invivibile. Sarà un caso?