sabato sera, ultima serata della manifestazione, ha tracciato il bilancio di quella che è stata un’edizione di grandi consensi.
“Bilancio assolutamente positivo” anche per il sindaco Ettore Di Ventura e per l’assessore comunale Angelo Cuva. Il Festival si è concluso all’insegna della riflessione, cercando di seminare la voglia del ‘giusto’ e del riscatto di una terra e di un popolo che, negli ultimi decenni, ha dimostrato di volersi opporre a Cosa Nostra.
A testimoniare che si può sempre scegliere, nonostante si cresca “in mezzo a cose terribili”, è stato il procuratore aggiunto di Reggio Calabria Gaetano Paci, originario di Canicattì, che ha dialogato con gli alunni della scuola media del posto di “Giovanni Verga” e con il giornalista Alan Scifo.
“Io sono cresciuto assieme a ragazzi di questa città che poi hanno preso strade diametralmente opposte alle mie, alle scuole elementari ero compagno di banco di un ragazzo che poi entrò nella Stiddra e fu ucciso – ha raccontato Paci. Il fratello del mio compagno di banco – ha continuato - è stato uno dei componenti del commando che il 25 settembre del 1988 andò a sparare a Nino Saetta e al figlio. Ma giocavo anche a pallone - ha aggiunto Gaetano Paci - con uno di coloro che composero il commando e che andarono ad uccidere proprio Rosario Livatino”.
Il procuratore aggiunto di Reggio Calabria dopo aver lanciato quello che è un messaggio di speranza ha, naturalmente, trattato anche il tema cardine dell’incontro: “Che fine ha fatto la magistratura”.
Spazio è stato dato, anche, a momenti di svago con “Dance me to the end of the world”: una performance di danza e di emozione con il concerto della cantante catanese Rita Botto che è stata accompagnata da Alexandra Dimitrova, Carlo Cattaneo e Giuseppe Finocchiaro.
La Ford Fiesta amaranto del giudice Rosario Angelo Livatino che ha attirato l’attenzione di gente d’ogni età e non soltanto dalla provincia, è tornata nel garage di Angelo Terrana. Il pensionato di 91 anni e mezzo l’aveva affidata fiduciariamente al capitano Luigi Pacifico che guida la compagnia dei carabinieri Canicattì affinché, per la prima volta dall’omicidio del giudice-beato, venisse esposta in pubblico.