di nazionalità eritrea, tutti provenienti dalla Svezia, per rendere omaggio alle tombe di alcuni tra parenti e amici morti nel naufragio al largo di Lampedusa del 3 ottobre del 2013. Persone con le quali i visitatori avevano condiviso quella drammatica traversata, riuscendo miracolosamente a salvarsi, a differenza dei loro più sfortunati compagni. Ma così come era capitato 3 giorni fa a due donne venute dalla Svizzera che avevano trovato vuoto il loculo dove era stata tumulata la sorella, la stessa cosa si è ripetuta nuovamente. Ne è scaturita una richiesta di chiarimenti avanzata alle autorità locali. Il comune sostiene che le salme sono state spostate nel campo comune perché appartenenti a persone "mai identificate" ma indicate singolarmente solo con un numero. Una tesi, questa, che continua ad essere contestata da don Mussie Zerai, il prete eritreo attivista per i diritti di migranti e rifugiati che nei giorni scorsi ha protestato pubblicamente. "Il Commissario straordinario del Governo per le persone scomparse - dice il sacerdote - ha una mappa completa riferita alle vittime dei naufragi, e le procedure di identificazione dei singoli soggetti sono tuttora in corso, anche attraverso specifiche analisi del Dna, proprio con l'obiettivo di associare a ciascun numero un nome, garantendo così degna sepoltura, cosa per la quale - fa notare il prete - lo Stato italiano ha assunto precisi impegni. Di conseguenza - conclude don Mussie - non è accettabile spostare le salme nel campo comune, bisogna fare chiarezza". Il sindaco di Sciacca Francesca Valenti si è detta sorpresa di quanto accaduto, parlando di fatti gravissimi e disponendo un'indagine interna. Si attendono i risultati. Nel frattempo però si è appreso che lo svuotamento di questi loculi era stato disposto dagli uffici comunali competenti a seguito di un'ordinanza cautelare dell'autorità giudiziaria, che ha accolto il ricorso di una confraternita a cui il comune, per fronteggiare carenze proprie, aveva requisito 39 loculi, disponendone la restituzione urgente. L'ufficiale giudiziario si è presentato al cimitero per dare esecuzione al provvedimento. "Ma sia il comune, sia il tribunale - aggiunge don Mussie Zerai - dovrebbero sapere bene che questi loculi non potevano essere liberati e le salme spostate. L'Italia - prosegue - ha assunto un impegno a cui non può sottrarsi in questo modo, è un fatto di pietas, non è giusto - conclude - che oltre al dramma di essere morte, a queste persone venga negato perfino il diritto ad una tomba".