Obiettivo: spiegare, chiarire, soprattutto fornire la propria versione dei fatti su quello che era stato annunciato nelle settimane scorse ma che adesso è diventato realtà. Stiamo parlando della decisione dei vertici dell'Asp di Agrigento di riappropriarsi dei locali situati all'ingresso (o per meglio dire all'uscita) della corte dell'ospedale “Giovanni Paolo II” di Sciacca. Il manager Zappia ha bisogno di trovare urgentemente dei locali per il Servizio per le Tossicodipendenze, che da mesi è stato trasferito a Ribera, lasciando il territorio saccense privo di un presidio importante, dopo l'addio ai vicini locali di via Pompei, gestiti dalla Medicina del Territorio.
Le stanze affittate all'associazione Agape sono per lui evidentemente la soluzione migliore, sicuramente la più immediata. La questione si trascina da mesi perché dopo le restrizioni della pandemia, le famiglie che a questa sede fanno riferimento da almeno una ventina d'anni, pensavano di potere tornare a garantire ai loro ragazzi diversamente abili uno spazio di condivisione, svago e interazione, anche attraverso iniziative ludiche. Ma nelle scorse lo sfratto è arrivato, con lettera raccomandata. E dunque quei locali adesso devono essere liberati. Nelle scorse settimane il commissario dell'Asp di Agrigento non aveva escluso che di concerto con l'associazione si sarebbe potuto lavorare all'individuazione di un'altra soluzione. Tuttavia pare che l'Agape abbia insistito per potere disporre proprio di quei locali, per tante ragioni.
La vicenda ha visto intervenire diverse associazioni solidaristiche di Sciacca, che si sono schierate con l'Agape, non ritenendo giustificabile la decisione dell'Asp di mandare via l'associazione Agape. Lo stesso sindaco di Sciacca Francesca Valenti si è rivolta al commissario zappia per invocare il mantenimento dell'associazione Agape all'interno di quei locali. La direzione strategica ha un problema da risolvere, quello di dare una nuova sede al Sert, e questo problema assume evidentemente una valenza prioritaria rispetto ad altre esigenze. Una vicenda che ne richiama alla mente un'altra analoga, relativamente alla necessità di assegnare al centro medico legale dell'Inps le stanze del "Giovanni Paolo II" occupate dal Centro Alzheimer, a sua volta trasferito in un locale al primo piano, con annessi disagi per gli utenti.