Malgrado la ridimensionata visibilità causata dallo scioglimento del consiglio comunale, i protagonisti della vita pubblica sono al lavoro per prepararsi alle prossime elezioni amministrative. Si dovrebbe tornare a votare in primavera. Il dibattito cittadino arranca, ed è tuttora fermo alla richiesta del deputato regionale del Partito Democratico Michele Catanzaro a Francesca Valenti affinché comunichi con un sostanzioso anticipo il suo orientamento in ordine alla eventuale ricandidatura. Sarebbe considerato una sorta di "Segreto di Pulcinella" la decisione della prima cittadina uscente di non ripresentarsi, "liberando" in tal modo i dirigenti del suo partito da ogni impegno futuro. Il punto è che la Valenti non ha ancora fatto alcun annuncio in tale direzione. Addirittura si pensava che potesse rendere nota la decisione sul suo futuro entro il mese di settembre. Si sa che Catanzaro (a cui ha fatto seguito un appello fotocopia del segretario cittadino Gianluca Fisco) ha fretta. Il motivo è fin troppo chiaro: il 2022 sarà anche l'anno delle prossime elezioni regionali. Alle quali il deputato all'Ars vorrebbe arrivare senza dovere gestire le ansie e il fiatone dei problemi politici della sua città. La Valenti dal canto suo sta dimostrando ancora una volta che è un personaggio a cui è difficile dare ordini. Anche se è una dirigente politica a tutti gli effetti, e magari dal suo partito avrebbe voluto (o vorrebbe ancora) un po' più di sostegno, un segnale di affetto che potrebbe anche trasformarsi nella indicazione di una nuova legittima prospettiva politica, magari nell'ottica di livelli sovracomunali.
Questo scenario, in ogni caso, stando a quanto emerge dalle indiscrezioni, non avrebbe impedito ai vertici del Pd di Sciacca di avanzare una serie di interlocuzioni politiche proprio allo scopo di prepararsi alle prossime amministrative. Il tentativo in corso di Catanzaro sarebbe quello di sancire (al più presto) un accordo politico con il gruppo di Mizzica, a cui si assocerebbe (nel 2017, a termini di statuto di Grillo e della Casaleggio e associati non poteva farlo) anche il Movimento 5 Stelle. Non si capisce ancora con quante liste, ma il raggruppamento sembra ormai ben definito per puntare alla vittoria con il secondo tentativo di Fabio Termine. Il quale, dal canto suo, sembra piuttosto propenso a chiudere un'intesa con Catanzaro, superando (e soprattutto facendole superare ai suoi sostenitori) le ruggini del passato. Un passato che per qualcuno affonda le radici addirittura nella gestione dei servizi universitari. Ma Termine lavora (e da tempo) anche al piano B, e nell'ultimo periodo ha cercato di stabilire relazioni non solo politiche, ma anche personali, all'interno del mondo delle professioni e di quella classe dirigente moderata che a Sciacca si lamenta ma preferisce non sbracciarsi, al fine di irrobustire (anche di esperienza) il proprio progetto. Politicamente inoltre starebbe tentando anche di intercettare il gruppo di Italia dei Valori.
Ma il percorso politicamente più significativo è tuttora da definire, ed è quello con il Pd. Ci sono però ancora alcuni dettagli non certo di poco conto. Primo: senza l'annuncio di un disimpegno della Valenti non si può procedere; secondo: quelli di Mizzica vorrebbero che alle elezioni la lista Dem non fosse contrassegnata dal simbolo ufficiale del Partito Democratico; terzo: gli amici di Fabio Termine hanno meno problemi a digerire la lista con il simbolo del Movimento 5 Stelle. Sarebbe questo il tentativo di rendere più appetibile un accordo che fino a poco tempo fa sembrava inconfessabile, anche se una lista del Pd senza il simbolo del Pd sarebbe solo un altro segreto di Pulcinella. Nell'ambito dei pentastellati, le cui posizioni al momento sono rappresentate dal senatore Rino Marinello e dall'ex consigliere comunale Alessandro Curreri, non siamo certamente più ai fasti del 2017. L'addio di Matteo Mangiacavallo e la sua adesione al gruppo dissidente all'Ars di Sergio Tancredi, Angela Foti ed Elena Pagana, è una ferita difficile da rimarginare. E questo anche se, nello storico "Giglio magico" di Mangiacavallo a livello locale, siano rimasti in pochissimi. Bisogna capire se questi soggetti siano ancora disponibili a spendersi per la causa grillina (la leadership di Giuseppe Conte potrebbe dare loro coraggio) oppure se si ritengano ormai liberi da ogni vincolo. Anche Termine deve riflettere sul fatto che le cose forse sono cambiate anche per lui, e non dovrebbe essere così sicuro di disporre ancora degli oltre 800 voti personali di 4 anni e mezzo fa.
Paradossalmente il quadro politico del centrosinistra in vista delle prossime amministrative sembra essere tutto sommato più chiaro di quello del centrodestra. Se si pensasse che da quelle parti sia sufficiente aggregare tutti gli scontenti dell'amministrazione Valenti, si commetterebbe un errore. Perché alla fine, programma o non programma, quello che conta rimane il nome del candidato a sindaco. Su cui, al momento, le posizioni sembrano piuttosto distanti. Ma di questo parleremo un'altra volta.