dei defunti oggi è stato celebrato anche al campo comune del cimitero di Sciacca, dove sono tumulati quelli che Francesca Valenti ha definito "morti senza nome", vittime non identificate, in qualche caso anche migranti deceduti in naufragi durante il tentativo di raggiungere la costa italiana e la frontiera per una vita migliore. Una vicenda che nelle settimane scorse era finita sotto i riflettori a seguito dello svuotamento di alcuni dei loculi che il comune di Sciacca aveva messo a disposizione della prefettura per la degna sepoltura di alcune delle vittime del sanguinoso naufragio di migranti del 3 ottobre del 2013, quando si contarono 368 vittime.
Salme spostate perché ufficialmente mai identificate. Ma a contestare apertamente questa decisione era stato don Mussie Zerai, prete eritreo ed attivista a sostegno dei migranti e dei rifugiati con la sua agenzia "Habeshia", candidato al Nobel per la pace nel 2015, che aveva appreso i fatti da due donne, sorelle di una delle vittime, che in occasione dell'anniversario della tragedia erano venute apposta dalla Svizzera per rendere omaggio al cimitero davanti la tomba della propria congiunta. Trovando però il loculo vuoto. Così come erano vuote anche altre due tombe vicine, anche queste all'epoca dei fatti occupate dalle salme di altre vittime della tragedia 3 ottobre. Pochi giorni dopo altri compagni di viaggio sopravvissuti di quella traversata culminata con la morte di 368 esseri umani, questi provenienti dalla Svezia, avevano trovato i loculi vuoti. Questi incontrarono anche il vice sindaco Gisella Mondino, a cui avevano rivolto le proprie rimostranze.
Padre Zerai aveva fatto notare che sono tuttora in corso analisi del Dna, e che quelle già fatte avevano già permesso di dare un nome a quelle vittime, tanto è vero che venivano omaggiati dalle visite dei parenti. Una vicenda su cui l'amministrazione ha aperto un'indagine interna per accertare le responsabilità. Di fatto si sa cosa è accaduto: c'era una necessità urgente (sulla base di una decisione del tribunale di Sciacca) di recuperare alcune tombe da restituire ad una confraternita nei confronti della quale il comune aveva operato una requisizione. Si pensava che i loculi con un numero al posto del nome fossero restituibili. Don Mussie Zerai ha denunciato che le cose stavano in tutt'altra maniera. "Fatto grave, ma comunque, anche se nel campo comune, il rispetto per le salme non è certamente venuto meno", aveva detto Gisella Mondino durante Vesper. In ogni caso difficilmente l'indagine interna disposta da Francesca Valenti potrà ormai cambiare le cose. Da qui la preghiera speciale per le vittime.