Gaetano Migliazzo ai medici dei reparti dell'ospedale affinché garantiscano prestazioni aggiuntive necessarie per far funzionare il pronto soccorso. Un'area di emergenza che non è più in grado di operare al meglio. Pochi medici in servizio, situazione non certo migliore anche per quanto riguarda le altre fondamentali qualifiche professionali (infermieri e ausiliari). Risultato: il pochissimo personale a disposizione non è letteralmente più in grado di lavorare. Sono 7 i medici in servizio che devono garantire i turni delle 24 ore. E, comprensibilmente, non ce la fanno più. E che le cose vadano male se ne accorgono tutti gli utenti che per un motivo o per un altro hanno bisogno di raggiungere l'ospedale, già blindato da un'emergenza Covid che come si sa non permette nemmeno ad un parente di potere assistere una persona ricoverata. Nelle scorse ore, dopo che la notizia ha avuto eco regionale, sono intervenuti Margherita La Rocca Ruvolo e Michele Catanzaro. E se la presidente della commissione Salute dell'Ars ha definito "impossibile" pensare di tenere in piedi il pronto soccorso dell’ospedale di Sciacca (che deve anche avere l’area grigia anti Covid in questo periodo di emergenza sanitaria) con i medici di altri reparti che già operano con grandi difficoltà, il parlamentare saccense fa sapere di avere appreso dal commissario Mario Zappia che la scorsa settimana è stato deliberato il concorso per i medici di Medicina e Chirurgia d’accettazione e d’urgenza. Catanzaro non dice di no all'utilizzo di medici di altri reparti, precisando che si tratta di un intervento straordinario e limitato nel tempo. In ogni caso è indispensabile che il governo Musumeci autorizzi l'utilizzo di procedure straordinarie di reclutamento del personale. "Bisogna sbloccare i concorsi", dice la La Rocca Ruvolo.
Quello che succede al pronto soccorso dell'ospedale di Sciacca induce a riflettere sulla battaglia in corso a Ribera, dove si invoca l'utilizzo di un pronto soccorso quando, per quello covid, operano appena 3 medici che probabilmente potrebbero supportare la turnazione all'area di emergenza del Giovanni Paolo II lasciando l'incombenza degli eventuali ricoveri di soggetti positivi ad un ambulatorio afferente al reparto ospedaliero della Medicina. Ma la situazione dell'ospedale di Sciacca (eletto negli anni scorsi, ma evidentemente solo sulla carta, nosocomio "di primo livello" e "Spoke", dove si attende ancora la nascita dell'Unità di Cura Cerebrovascolare) è ormai di una gravità spaventosa. E quello che accade a livello di politiche regionali sanitarie induce a più di qualche riflessione. All'ospedale di base di Castelvetrano si sta attivando l'Emodinamica, a pochi chilometri da quella di Sciacca, in un ospedale inserito nella "Rete dell'infarto", quella che promuove interventi tempestivi che tengono conto di vie di collegamento e di tempi di percorrenza. La situazione della carenza di personale non riguarda soltanto il pronto soccorso, dove peraltro si attendono ancora i più volte annunciati lavori di ristrutturazione. Tutte le altre unità operative sono in grave sofferenza, e la risposta di sanità (così come denunciato nei giorni scorsi dalla Cisl) rischia di subire un grave decadimento in termini di qualità e di calcolo dei rischi. Medici sotto pressione, come denunciato nelle scorse ore da Ignazio Cucchiara a nome del Comitato Civico per la Sanità, che ha parlato di autentica emergenza che mette a rischio il diritto alla salute della cittadinanza, come rivelano le stesse ripetute disposizioni di servizio che obbligano cardiologi, internisti e nefrologi in servizio a Sciacca a dovere garantire turni di lavoro anche negli altri ospedali della provincia". Tutte situazioni che, purtroppo, vedono la maggior parte dei cittadini indignarsi solo dopo avere sperimentato sulla propria pelle (o su quella di un proprio congiunto) l'oggettività dei problemi, mentre per il resto si sta affrontando tutto in una sostanziale indifferenza da parte di una comunità che, eppure, sui social sembrerebbe pregna di senso civico. Nel frattempo il comitato ha annunciato una richiesta di incontro urgente al commissario dell'Asp di Agrigento Mario Zappia. Mancano medici in Ortopedia e in Urologia. Ne mancano anche in Psichiatria, un reparto quest'ultimo particolarmente mortificato in un ramo (quello della salute mentale) che, anche a causa delle conseguenze del Covid, come sostengono studiosi e ricercatori, sta generando scenari a dir poco preoccupanti.