presso le strutture accreditate (provvedimento voluto come misura di ripresa del settore dopo i danni economici subiti a causa del Covid) è, naturalmente in maniera indiretta, l'ennesimo schiaffo violentissimo nei confronti di una città di Sciacca che pur essendo una delle località termali più importanti della storia, con una tradizione a dir poco secolare, è costretta per l'ennesima volta a rimanere al palo e ad osservare le opportunità di sviluppo a disposizione degli altri.
Vicenda che è uno degli stessi simboli di degrado e abbandono materiale e culturale, con una città vittima più o meno inconsapevole delle balorde decisioni (drammaticamente "bipartisan") del proprietario delle Terme di Sciacca, ovverosia la Regione Siciliana. I fasti del passato sono ormai un ricordo sempre più sbiadito, così come lo stanno diventando (ahimè) anche gli errori e la sostanziale trasformazione, in periodi storici diversi tra di loro, delle Terme di Sciacca nelle segreterie di questo o di quel politico. Uno dei motivi che hanno generato quella sostanziale indifferenza di una comunità saccense che, però, anche sulle Terme si conferma più propensa a fare polemiche che a sbracciarsi e a darsi da fare. Lo sa fin troppo bene anche la politica locale, che è riuscita a dividersi e a contrapporsi perfino su un argomento che, al contrario, avrebbe dovuto vedere le fazioni evitare di cadere nel tranello di chi, avendo le chiavi delle Terme (e probabilmente anche il potere di risolvere i problemi), ha fino ad oggi impostato la questione seguendo il celebre principio di chi "divide et impera", perché tanto a Sciacca "si scannano tra di loro".
Sono trascorsi 6 anni e mezzo da quando tutti gli impianti di Sciacca sono stati chiusi. A farlo è stato il governo Crocetta (perché per tutto quello che succede esistono un nome e un cognome). Il motivo: le puntuali perdite economiche, che la Regione non poteva più coprire. Da quel momento in avanti ci sono stati diversi i tentativi dell'assessorato all'Economia di individuare un imprenditore privato a cui affidare i beni in concessione, attraverso bandi pubblici che, tuttavia, sono andati regolarmente deserti. C'è stato poi il tentativo di coinvolgere Inail. Strada poi venuta meno stando a quanto dichiarò Nello Musumeci il giorno in cui polemizzò con Francesca Valenti per la marcia a piedi su Palermo, salvo poi apprendere che la strada di Inail era stata nuovamente ripresa e un ruolo strategico avrebbe potuto svolgere anche Federterme. Eppure siamo tuttora fermi al palo.
E così, della storia millenaria delle Terme di Sciacca, che si associa a quella della stessa città, affondando le radici addirittura al tempo dei greci, quando Dedalo sperimentò per primo le qualità terapeutiche delle grotte vaporose di San Calogero, oggi non rimangono che le briciole. E dire che negli anni Trenta del ventesimo secolo erano stati gli stessi cittadini di Sciacca a finanziare la realizzazione dello stabilimento per le cure attraverso la sottoscrizione di un azionariato popolare. Ne scaturì una gestione pubblica delle Terme in capo al comune. Ma nel 1954 la Regione siciliana avocò a sé sia quel patrimonio, sia quello delle Terme di Acireale, creando così due aziende regionali, anche se i rispettivi bilanci potevano essere approvati grazie a contributi pubblici "a pareggio", che da un certo momento in poi (anche per le norme europee) sarebbero finiti.
Trascorreranno cinquant'anni prima che, alla fine del 2004, il patrimonio confluisse all'interno di una società per azioni, ritenendo che fosse quella la strada per permettere alla Regione di porre fine alla funzione imprenditoriale. Eppure, quasi 18 anni dopo, la "Terme di Sciacca Spa" esiste ancora, sia pure con una liquidazione tuttora in corso, gestita dal funzionario della Regione Carlo Turriciano. E oggi guardiamo al "Bonus Terme" con gli occhi del disincanto, rendendo inevitabile domandarsi cosa sarà di questa città di Sciacca, sempre più divisa, sempre più invisa, e non certo solo per le Terme. Per la cronaca, il "bonus" permetterà a tanti stabilimenti in tutta Italia di potere tornare ad incentivare un turismo termale, con uno sconto del 100% sul prezzo di acquisto di servizi termali prescelti, fino ad un massimo di 200 euro. Le Terme siciliane dove si potrà accedere saranno quelle di Calatafimi-Segesta, Alì Terme (nel Messinese) e della nostra Montevago. "Una grande idea per avvicinare gli Italiani alle terme" sottolinea Massimo Caputi, presidente di Federterme.