(e non solo loro) al pronto soccorso, a garantire una parte dei propri turni lavorativi in quella unità operativa, all'ospedale di Sciacca rischia di attivarsi un pericoloso "effetto domino", con conseguenze concrete nei confronti del funzionamento delle sale operatorie. E ora, oltre agli interventi chirurgici programmati che, causa covid, avevano già subito un robusto ridimensionamento, rischiano di saltare perfino gli eventuali interventi urgenti. I turni notturni di guardia medica interdivisionale, che normalmente vengono garantiti dai medici di Chirurgia e Urologia per eventuali emergenze, adesso possono essere osservati solo dagli urologi. I quali, al termine del turno osservato, hanno naturalmente il giusto diritto a godere del riposo. Stiamo parlando di reparti con dotazioni organiche assolutamente insufficienti, dove tutti non possono fare tutto. Per come si sono messe le cose diventa assai problematico garantire le sedute operatorie per gli interventi chirurgici urologici. Una coperta che dunque è diventata troppo corta, che non è in grado di coprire tutto. Un'altra mazzata nei confronti di una assistenza ospedaliera che induce a molte preoccupazioni. Tutto è stato generato dalla disposizione di servizio (successiva alla richiesta bonaria risultata senza esito ai medici di tutti i reparti a garantire turni aggiuntivi in Area di emergenza) con la quale è stato deciso che i medici di Medicina e Chirurgia dovranno lavorare anche al pronto soccorso. Servizio costretto a funzionare con appena 7 medici. I due nuovi innesti sono previsti solo a febbraio 2022. Nel frattempo si conta di risolvere il problema facendo lavorare al pronto soccorso i medici dei reparti. In sofferenza anche il pronto soccorso Covid a Ribera. Che, con appena 3 medici, non riesce a funzionare a dovere. E anche lì è stata assunta una decisione che sta facendo discutere. Sono state sospese, infatti, le prestazioni ambulatoriali e le visite di endoscopia in Chirurgia, e i medici sono stati destinati a coprire giustappunto i turni del pronto soccorso. Una decisione che ha visto intervenire duramente la presidente della commissione Salute dell'Ars Margherita La Rocca Ruvolo, che chiederà al manager dell'Asp Mario Zappia ma anche all'assessore Ruggero Razza di porre rimedio a questa situazione, perché non è accettabile togliere servizi o sospendere attività da tempo programmate con pazienti in lista d'attesa e anche per le urgenze. Per la parlamentare regionale è necessario (anche per la situazione che si è venuta a determinare a Sciacca) bandire i concorsi, ma anche individuare eventuali incentivi o addirittura provare a richiamare in servizio i medici andati in pensione. Insomma: la situazione è complicata, e non è superfluo ricordare che non mancano soltanto i medici, ma anche gli infermieri e gli operatori socio sanitari. Il quadro che ne viene fuori è decisamente a tinte fosche, ma non risale certamente a ieri. Già anche prima dell'emergenza covid le cose non andavano benissimo. L'emergenza covid le ha aggravate, e uno dei motivi per i quali è da considerarsi preoccupante l'eventuale nuova recrudescenza dei contagi è proprio perché gli ospedali sono diventati blindati e inaccessibili, con persone ricoverate che non possono essere assistite da nessun familiare, con numerose persone decedute in assoluta solitudine, senza nemmeno il conforto e la pietà di un volto amico.