Per la commissione Bilancio della Camera i fondi del Pnrr devono essere utilizzati anche per riformulare gli assetti delle gestioni idriche. Obiettivo: fermare quelle che sono state definite “piccole gestioni autonome”, che si sottraggono alle gestioni uniche degli Ato e creano frammentazione gestionale.
Ciò avviene, attualmente, soprattutto al Sud, Sicilia compresa. Questo si traduce con la necessità che, entro il 1° luglio 2022, l'ente di governo decida se una gestione, come quella di Aica, tanto per fare l'esempio a noi più vicino, possa essere salvaguardata e quindi restare autonoma, in base ai requisiti richiesti oppure dovrà confluire in un’unica gestione. Questione che potrebbe anche riguardare gli stessi comuni che hanno ottenuto il riconoscimento alla gestione diretta in base all'articolo 147 del testo ambientale, che salvaguarda i territori compresi in comunità montane o per la presenza di fonti idriche pregiate.
Il Recovery Plan evidenzia come nel Sud il comparto idrico sia molto frammentato e complesso. Ne consegue che, dunque, «l'evoluzione non condivisa del sistema non è percorribile senza un intervento centrale finalizzato alla sua risoluzione».
L'emendamento appena approvato potrebbe essere così la prima mossa di un disegno che prevede lo sbarco al Sud dei gestori industriali del centro nord o, in caso di ulteriori resistenze, di una società pubblica che avvii in ogni caso una gestione privatistica. La questione, ovviamente, si conferma di grande caratterizzazione economica, come dire che, al di là dei referendum o delle battaglie condotte dai comitati civici, l'acqua è destinata a rimanere un business.
Da aggiungere che in Sicilia è già il governo regionale a propendere per una gestione delle risorse idriche accentrata in capo ad un solo soggetto; orientamento messo nero su bianco su un apposito disegno di legge che stabilisce l'accentramento delle competenze in un ambito territoriale unico. Il timore a questo punto è che a gestire il settore sia una società privata, magari sotto le vesti di ente pubblico regionale. Come dire che per un privato uscito dalla porta, un altro privato sarà pronto a rientrare dalla finestra. Sullo sfondo: lo scontro continuo tra chi vuole gestire le risorse idriche, in barba al referendum sull’acqua pubblica di 10 anni fa.
Recentemente, dalle nostre parti, anche i sindaci di Sciacca, Santo Stefano Quisquina e Grotte, hanno manifestato all’Ars la loro netta contrarietà alla proposta di riforma del servizio idrico avanzata dal governo Musumeci. Adesso incombe questa nuova minaccia su Aica e la lotta per la difesa dell’acqua pubblica continuerà.