E ci spinge a premere proprio su questo tasto. Le prospettive di incremento lavorativo sono tante, direi tantissime. Insieme alla ministra Cartabia stiamo sperimentando anche ipotesi innovative, e se la pandemia rallenta la sua morsa, ne sentiremo presto parlare. Questo da Nord a Sud”. Lo dice in un'intervista a Repubblica, il direttore delle carceri italiane Bernardo Petralia. “Se si riuscisse a far lavorare tutti i detenuti, i problemi della realtà penitenziaria ne risentirebbero in positivo”. aggiunge. I lavori “sono di tanti tipi, alcuni di vera eccellenza", dalla digitalizzazione dei processi più importanti della Repubblica come il processo Moro o quello di Ustica al call center dell'ospedale Bambin Gesù di Roma. Venendo alla pandemia, “quest'ennesima ondata, purtroppo, colpisce pure le carceri, dove abbiamo però anche percentuali altissime di vaccinazione: al momento le dosi sono oltre 95mila. Grazie ai protocolli con le Asl e al pressing continuo sulle Regioni ci sono pochissimi sintomatici e qualche ricoverato, poiché tutti gli altri sono asintomatici”.
Petralia gira anche due istituti a settimana "ma in istituti problematici sono tornato più volte per verificare se quello che non andava è stato messo a posto”. Fra i temi dell'intervista anche i bambini in carcere con le mamme: “Il nido di Rebibbia è vuoto e negli istituti ci sono 16 donne e 18 bambini piccoli, ma come dice la ministra Cartabia, che si sta adoperando molto per questo doloroso problema, "anche un solo bimbo in carcere è troppo”. Allora, “da capo del Dap dico ai miei colleghi magistrati e al Parlamento che questa drammatica questione va risolta con il contributo di tutti”. Per quanto riguarda invece il caso dei detenuti picchiati a Santa Maria Capua Vetere, “da quella vicenda è scaturito un nostro rigore estremo, anche per scongiurare il rischio di un trascinamento in questa vergogna dell'intero corpo della Polizia penitenziaria che invece dà continui segni di essere sano”.