medica del Giovanni Paolo II da parte di uno dei due medici tuttora in servizio. Il dottor Domenico Santangelo, come spiega il sito internet dell'Asp di Catania, risulta infatti vincitore di concorso, e tra un mese prenderà servizio all'ospedale Gravina e Santo Pietro di Caltagirone. Si tratta di un medico che lavora all'ospedale di Sciacca dal 2004, ma sempre con contratti a tempo determinato, ancorché puntualmente rinnovati. Adesso è arrivata per lui l'opportunità di essere assunto a tempo indeterminato. Una scelta che naturalmente appare inevitabile, anche se il medico in questione in tredici anni potrebbe anche avere acquisito il diritto ad un contratto stabile a Sciacca. Tredici anni nel mezzo dei quali si è inserita anche la cancellazione dell'Azienda ospedaliera e l'accorpamento con l'Asp di Agrigento, in attesa di un'oncologia medica rimasta unità operativa semplice, mai trasformata in complessa, cosa che indusse negli anni scorsi Franco Verderame a preferire un incarico di dirigente all'ospedale Villa Sofia di Palermo, sulla base di un processo di smembramento della sanità di Sciacca che, non a caso, ha dato vita ad un Comitato civico per la Sanità. Un'organizzazione generale dei servizi ospedalieri del territorio che sta scontando un ritardo gravissimo, soprattutto la disillusione generale, dopo che si era immaginato che col via libera alla rete sanitaria regionale si sbloccassero finalmente i concorsi. E invece siamo ancora all'anno zero, con assunzioni che continuano a non essere fatte, sulla base di graduatorie ferme al 2005. Una questione che sta vedendo altre ASP, tra cui quella della vicina Trapani, che è in grado di fare assunzioni, tra cui la stessa vicenda segnalata dal Tribunale dei Diritti del Malato, che ha scoperto che ad un medico ortopedico andato in pensione non sarebbe stato consentito di rientrare in servizio, ancorché con una formula contrattuale giocoforza diversa, col risultato che questo medico è stato reclutato da "Paolo Borsellino" di Marsala. Ma al Giovanni Paolo II mancano medici in ogni reparto, chi se ne va non viene rimpiazzato. E poi ci sono i problemi infrastrutturali: gli ascensori, il parcheggio al buio, uno stato di abbandono totale. Esempi su esempi che non forniscono certamente un quadro confortante della situazione e delle prospettive future, tanto è vero che dopo il primo discusso incontro di qualche settimana fa con il commissario dell'Asp Gervasio Venuti, Francesca Valenti ha chiesto un nuovo vertice, perché nel frattempo le cose sono peggiorate, ben oltre la questione delle carenze d'organico dell'area di emergenza, che la direzione strategica aveva annunciato di fronteggiare attraverso un dirottamento di medici specialisti in chirurgia d'urgenza dai reparti al pronto soccorso. Ipotesi poi venuta meno, anche perché non era immaginabile smembrare altri reparti per aiutare il funzionamento di una unità operativa che ha bisogno di ben altro che di semplici spostamenti di medici da un piano all'altro. Una situazione che preoccupa tutti: l'amministrazione, i consiglieri comunali, il Tribunale dei diritti del malato, il comtiato civico per la Sanità e i cittadini comuni. Ci mancava perfino l'oncologia. Adesso è chiaro che bisogna aspettare le nuove elezioni regionali, perché nessun dirigente, malgrado l'incontro che ci sarà a breve col sindaco, sarebbe in grado di assumere impegni logistico organizzativi di un certo tipo. Questo per confermare che il ruolo della politica, purtroppo, continuerà a determinare il bello e il cattivo tempo nei confronti della sanità. E questa, visti gli anni da cui siamo reduci, è una notizia tutt'altro che rassicurante.