I sindaci delle zone arancione, e sono 149 nell’isola, hanno quasi tutti fatto ricorso alla facoltà di sospendere l’attività didattica in presenza prevista da una ordinanza della regione Siciliana. In provincia di Agrigento sono 13 i comuni in zona arancione in cui le scuole sono rimaste chiuse. Così ha disposto anche il sindaco di Santa Margherite Belice Franco che pure nei giorni scorsi si era riservato di valutare la situazione prima di decidere. E così ha fatto anche il sindaco di Santo Stefano Quisquina Francesco Cacciatore. In zona arancione viene, quindi demandata ai dirigenti scolastici l’attivazione della didattica digitale. Il sindaco di Agrigento Miccichè, che venerdì scorso si era visto sospendere dal Tar il provvedimento adottato di concerto con tanti altri colleghi dell’isola, ha firmato una nuova ordinanza di chiusura legata all’istituzione della zona arancione, ma è stato già annunciato un nuovo ricorso da parte di genitori e associazioni. Insomma, il caos continua ed è legato anche alle diverse disposizioni in materia. Il governo nazionale ha stabilito che in zona arancione si svolge l’attività in presenza, ma una ordinanza del governo della Regione Sicilia ha previsto la possibilità per i sindaci di chiudere le scuole, seppure di concerto con l’ASP competente.
Proprio l’Assemblea dei sindaci siciliani per meglio valutare l’evoluzione della pandemia nei territori, ha ribadito l’esigenza di chiarezza sul rapporto esistente fra la normativa nazionale e quella regionale, con riferimento alle conseguenze derivanti dalla istituzione di zone gialle, arancioni e rosse e alle condizioni giuridiche per emanare le eventuali ordinanze sindacali. La stessa chiarezza che viene invocata sui dati dei contagiati, dei vaccinati e dell’ eventuale incidenza dei ricoveri sulle strutture sanitarie, comune per comune, per evitare il ripetersi dello stato di incertezza e di preoccupazione dei giorni scorsi che aveva portato diversi amministratori ad emanare le ordinanze di chiusure delle scuole facendo leva sull’articolo 50 del testo degli enti locali. Le preoccupazioni, ha ribadito l’Anci, permangono e sono legate anche all’inadeguatezza degli strumenti disponibili nelle strutture scolastiche, come la mancanza di mascherine Ffp2 e dei necessari impianti di areazione nelle aule.
I sindaci siciliani hanno posto, infine, anche il problema dei rifiuti posto che alcune Aziende Sanitarie Provinciali hanno chiesto ai comuni di provvedere al servizio di raccolta e smaltimento per le famiglie in quarantena. E’ il caso dell’ASP di Agrigento.