E‘ questa la paradossale situazione che si è venuta a generare in Sicilia ormai da una settimana e senza che si riesca ancora oggi a stabilire una regola che sia valida in tutto il territorio regionale. L’ultimo capitolo della saga “ scuole aperte, scuole chiuse” in Sicilia si è generato con il pronunciamento ieri del Tar che di fatto ha decretato il ritorno in classe nei comuni, zona arancione, per i quali era stato presentato da famiglie e associazioni il ricorso contro le ordinanze dei sindaci che, avvalendosi della facoltà prevista dall’ordinanza del governo regionale, avevano sospeso l’attività didattica in presenza. Un pronunciamento che riguarda, quindi, pochi casi specifici, i capoluoghi di provincia ( parliamo di Agrigento, Enna o Siracusa) e non in maniera generalizzata tutti i comuni siciliani in cui i sindaci hanno adottato il provvedimento. Basti pensare che nella nostra provincia su 13 comuni in zona arancione stamattina le scuole sono state riaperte in virtù della disposizione del Tar solo ad Agrigento, mentre sono rimaste chiuse e in vigore le ordine degli altri 12 sindaci agrigentini. A questo punto è più che necessario che venga fatta chiarezza tra normativa nazionale e regionale e si stabiliscano regole valide per tutti. Lo evidenzia al nostro telegiornale il sindaco di Santo Stefano Quisquina Francesco Cacciatore, comune in zona arancione e dove le scuole sono chiuse. Fino a quando questa chiarezza non verrà fatta, il sindaco Cacciatore rivendica la legittimità del suo provvedimento, consentito dalla Regione Siciliana.