anche per le prospettive locali la rinnovata investitura pubblica di Giorgia Meloni nei confronti di Nello Musumeci. Sarà lui il candidato di Fratelli d'Italia alle prossime regionali. Un endorsement che il governatore della Sicilia ha incassato con soddisfazione e che intende mettere sul tavolo di un centrodestra dove però a fare il bello e il cattivo tempo è ancora lui, lo storico plenipotenziario di Berlusconi in Sicilia Gianfranco Micciché. E i chiari di luna, al momento, non sembrano escludere del tutto (confermando le tensioni romane) possibili divisioni. Riproporzionando la questione sulla scala cittadina, questa vicenda potrebbe verificarsi anche a Sciacca. Dove la questione al momento sembra impantanata sul simbolo. Giuseppe Marinello, che punta a tornare a Roma, non sembra avere intenzione di compiere alcun passo indietro rispetto a questo punto. Perfino correndo il rischio di far partecipare Fratelli d'Italia da sola, fuori dallo schieramento tradizionale.
Simbolo che però è nella disponibilità materiale dell'ex assessore Gaetano Cognata. Il quale avrebbe già ammesso che sulla questione simbolo sì simbolo no il partito ha un orientamento concreto. E così, se a livello provinciale non si esclude per le elezioni locali di convergere su simboli civici, a livello regionale si fa presente che da Roma ci sono indicazioni nette. Se così fosse Fratelli d'Italia potrebbe correre anche in autonomia. Malgrado adesso ci sia anche la questione Musumeci da risolvere. Si sa che il presidente della Regione ha il suo simbolo, quello di Diventerà Bellissima. Nel quale potrebbero a loro volta confluire altri gruppi minori, e dunque Attiva Sicilia, e dunque Matteo Mangiacavallo. Il quale potrebbe essere chiamato alla candidatura a sindaco. Sempre che per lui non ci siano prospettive sicuramente più appetibili come quella di un possibile ritorno a Sala d'Ercole. In ogni caso Marinello il candidato ce l'ha, nella persona di Calogero Bono.
Se le cose si dovessero mettere così, e visto che il "civismo" viene considerato un punto di non ritorno anche nel centrodestra, lo schieramento (senza Fratelli d'Italia) potrebbe ricostituirsi attorno a Sciacca al Centro di Fabrizio Di Paola, Sciacca Venti Ventidue di Filippo Bellanca e Paolo Mandracchia, la lista Onda del deputato regionale Carmelo Pullara e la lista autonomista di Roberto Di Mauro. Non escludendo ulteriori possibili approdi da parte di forze più o meno centriste. L'operazione potrebbe vedere Fabrizio Di Paola tornare a candidarsi, anche se l'ex sindaco non sembra convinto da un possibile schieramento più o meno di centrodestra senza quello che del centrodestra al momento è il partito oggettivamente più forte, ossia quello di Giorgia Meloni. Salvatore Monte invece avrebbe minori perplessità a giocarsi questa partita. Ma di questo schieramento potrebbe non fare parte Forza Italia, dove i recenti nuovi approdi hanno scompaginato il quadro. I primi nodi potrebbero sciogliersi nella riunione di domani sera del centrodestra, i cui protagonisti tornano a guardarsi negli occhi dopo le recenti novità.
Nel frattempo, a pochi giorni dalla annunciata candidatura a sindaco, Ignazio Messina è al lavoro soprattutto dal punto di vista mediatico, nel tentativo di accreditare ed instillare l'operazione nell'anima dell'opinione pubblica saccense. Sembra assai probabile che il progetto dell'ex sindaco (che ha puntato su una scelta civica) possa convergere con quello annunciato sempre sabato da Michele Ferrara. Ma qui davvero gli scenari possibili sono tanti. A guardare a Messina e alle sue possibilità di vittoria finale sono diverse forze, dalla stessa Sciacca Venti Ventidue a Sciacca al Centro.
È davvero prematuro potere fare previsioni attendibili. Anche perché in questo quadro bisogna capire quali possano essere le opzioni possibili di Forza Italia. Anche i berlusconiani (dove sono approdati recentemente Mario Turturici e Nuccio Cusumano) guardano con interesse ai progetti civici, ma vorrebbero farne parte con la loro identità, dunque col proprio simbolo. Opzione che come è noto Messina ha escluso. E allora Forza Italia potrebbe fare un accordo con il Partito Democratico (chiamato a scegliere il candidato post-Valenti), con una sorta di "operazione primo turno" nel tentativo di accedere ad un ballottaggio dove tutto potrebbe cambiare. Ieri sulla sua pagina Facebook è stato chiaro il segretario provinciale Simone Di Paola nel definire "ossessiva e irrazionale" la rincorsa alle liste civiche, opinando che potrebbe anche essere solo il tentativo da parte di soggetti che per anni hanno saltellato da un partito all'altro di rifarsi una verginità. Di Paola non capisce perché si dovrebbe rinunciare all'identità politica. Evidentemente non capisce dunque perché il Pd dovrebbe candidarsi senza il suo simbolo.
Di certezze ripetiamo al momento ce ne sono poche, perfino da chi ha annunciato già la sua discesa in campo. Si sa da tempo che Fabio Termine è pronto a correre come candidato a sindaco, e difficilmente si farà ammaliare dalle sirene dell'Ulisse-Messina, il quale tuttavia guarda proprio soprattutto a Mizzica e al Movimento 5 Stelle per un'intesa che possa ammantare il suo progetto di uno spirito accattivante nei confronti dell'opinione pubblica.
In attesa di capire cosa verrà fuori dal cilindro delle possibili forze centriste (Udc su tutti), al momento è difficile immaginare che i candidati alla carica di sindaco possano essere meno di 4 o 5. La strada è ancora lunga, la partita è ancora agli inizi, si annunciano possibili sorprese fino all'ultimo giorno e anche dopo il primo turno. Non è un caso che il trasversalismo più o meno civico dal '97 ad oggi ha attraversato tutte le esperienze dei sindaci. Perfino Di Paola ebbe in giunta la professoressa Daniela Campione, che non è certamente un'esponente del centrodestra. E' difficile a Sciacca parlare di esperienze nuove, perché questo è un comune a dir poco paradigmatico per una possibile lezione avente ad oggetto i corsi e i ricorsi storici.