È quanto trapela dalle indiscrezioni che scaturiscono dalle trattative tuttora in corso tra i protagonisti della politica saccense. La quadratura del cerchio, a cui l'ex sindaco avrebbe subordinato la propria disponibilità a tornare in campo, avverrà se e quando anche Forza Italia (a partire dalla componente Cusumano) farà regolarmente parte della coalizione di centrodestra. In caso contrario non se ne farà niente. Eppure Di Paola ne avrebbe (e a bizzeffe) di ragioni per non confrontarsi con i dirigenti forzisti. Ragioni personali, prima che politiche. E tuttavia, stando almeno a quanto si apprende, non considera certo il più grave degli affronti da lui subiti la recente nomina di Mario Turturici a coordinatore in uno con l'approdo nel partito di Nuccio Cusumano, operazioni fatte a sua insaputa, malgrado quello che nel maggio di 3 anni fa fu il nuovo "abbraccio mortale" con Micciché. E non è certamente secondaria, al momento, la diaspora in corso dentro Forza Italia, con la fronda contro il presidente dell'Ars che lo ha visto reagire, come una specie di animale ferito, azzerando le commissioni parlamentari dopo la discussa nomina di un altro capogruppo a Sala d'Ercole (Caputo) al posto del fedelissimo di Micciché Calderone. Una guerra dentro Forza Italia di cui, naturalmente, risentono anche le periferie.
Uno dei problemi che ha Fabrizio Di Paola riguarda i veti singoli nei confronti di Cusumano. L'insofferenza di Milioti è nota, ma tra chi non vorrebbe bere il calice di un nuovo accordo con Forza Italia ci sono anche i più stretti collaboratori dello stesso ex sindaco. Salvatore Monte e Ignazio Bivona vorrebbero non immolarsi sull'altare della realpolitik, quella che costringe ad ingoiare qualsiasi tipo di rospo. Il punto è politico, ed è innegabile che uno schieramento più coeso sarebbe più forte. Un'intesa con Forza Italia potrebbe trascinare nello schieramento anche la lista che fa riferimento all'ex deputato Salvatore Cascio e all'ex assessore Alberto Sabella. Ma il punto è anche un altro. Se infatti Fratelli d'Italia e Diventerà Bellissima non hanno alcun problema a trovare un accordo, i dirigenti forzisti (compreso Mario Turturici, anche se il fastidio è più dei Cusumaniani) pongono un problema di dignità. Accettare l'alleanza sapendo di veti politici e personali fino a un minuto prima richiederebbe quanto meno un chiarimento, anche eventualmente attraverso un documento politico. Sul superamento di queste frizioni sta lavorando Roberto Di Mauro, autentico "grand commis" del centrodestra, anche se a Matteo Mangiacavallo (di cui si continua ma con minore intensità a parlare come possibile candidato) questo ruolo di "padre nobile" assunto dal suo collega di Sala d'Ercole non piace. In assenza di intesa con Forza Italia, Di Paola potrebbe fare un passo indietro, lasciando il campo a Salvatore Monte, nella considerazione che l'ex assessore al Turismo possa essere un valore aggiunto generazionale, puntando su una candidatura per così dire "giovane".
Ma si sa che il gruppo Cusumano sta parlando con Ignazio Messina, allo scopo di un'eventuale adesione dentro quel raggruppamento. Messina ha detto che su Cusumano non ci sarebbero veti, pur rimandando però la eventuale questione ad una decisione dei soggetti politici che per primi hanno aderito al suo progetto. E ragionevolmente, a meno di spaccature non impossibili ma che eventualmente avrebbero del clamoroso, sembra improbabile un via libera a questa operazione. Il punto nodale è più matematico che politico. Nessuno nasconde che l'obiettivo è quello di vincere al primo turno, cosa peraltro già accaduta due volte a Sciacca, nel 2009 con Vito Bono e nel 2012 con Fabrizio Di Paola. Le trattative sono in corso. Peraltro Di Paola non guarda solo a Forza Italia, ma avrebbe anche delle interlocuzioni in corso con altri soggetti, anche di altri schieramenti, a partire dalla Sinistra.
Lo scontro dentro Forza Italia a Palermo è legato anche all'idea di "campo largo" che Micciché si è messa in testa, non escludendo possibili intese col Partito Democratico. Un matrimonio di cui si è a lungo parlato anche a Sciacca, con l'ipotesi di una candidatura di Carmelo Burgio che, però, sembra essere venuta meno. A questo punto il Pd (non con una ma con due liste) potrebbe presentarsi alle elezioni con una propria candidatura. La stessa cosa potrebbe essere costretta a fare Forza Italia (in caso di mancata intesa con il centrodestra), e non è escluso che i Cusumaniani si stacchino per fare una lista civica. Ma ci sono trattative in corso. Così come si discute nel gruppo di Mizzica, quello che apparentemente è ancora fermo all'intesa su Fabio Termine con il Movimento 5 Stelle. Si punta essenzialmente su 3 liste, con innesti eventuali più di personalità singole che di soggetti politici. Cinque anni dopo la prima candidatura Termine dunque sembra sempre più pronto a riprovarci. Ma fino a quando ci sarà il tempo le trattative continueranno. E le sorprese non mancheranno. Soprattutto se i veti incrociati (presenti in tutti gli schieramenti in campo) continueranno ad essere così intensi per come appaiono.