Fu l'allora sindaco Vito Bono a querelare Turco, dapprima eletto nella coalizione che sosteneva il medico saccense, poi passato all'opposizione. In particolare, durante alcune sedute del Consiglio comunale, Pippo Turco aveva parlato di presunte “corsie preferenziali” per il pagamento del debito da parte del Comune di Sciacca nei confronti della ditta Bollara, di proprietà della famiglia della moglie di Bono. Debito risalente agli anni '90, a seguito dei danni che la ditta subì dopo l'esondazione del torrente Cansalamone. Turco riferiva di un bigliettino consegnato all'allora assessore regionale Luigi Gentile per variare la destinazione urbanistica della zona nei pressi del Cansalamone al fine di realizzare un grande centro commerciale. Sempre nelle sedute consiliari, Turco aveva accusato il sindaco Bono di farsi gli affari suoi e di interessarsi solamente del pagamento del debito del suocero. Bono si ritenne leso da quelle dichiarazioni e la vicenda finì in Tribunale. E c'è la soddisfazione, per la conferma in Appello della sentenza di primo grado, da parte del legale di Vito Bono e delle parti civili, l'avvocato Enrico Di Benedetto. Pippo Turco, riferisce l'avvocato Di Benedetto, era pienamente a conoscenza dei fatti relativi alla società Bollara nonché della pendenza debitoria sorta negli anni 90 quando sindaco della città di Sciacca ero proprio Turco. Ed ancora, per l'avvocato Di Benedetto, la sentenza della Corte d'Appello di Palermo rappresenta il più importante tassello nell'ambito delle vicende processuali nei confronti dell'ex sindaco le cui dichiarazioni erano state ritenute non vere e fortemente lesive degli interessi e dei diritti delle parti civili costituite già nella stessa sentenza di primo grado. Turco è stato condannato anche al pagamento delle spese legali. L'istruttoria dibattimentale, conclude l'avvocato Di Benedetto, ha anche chiarito che il pagamento del debito fuori bilancio della ditta Bollara avrebbe dovuto essere calato nel bilancio molto tempo prima dell'insediamento del sindaco Vito Bono, prevedendo apposita copertura finanziaria già nel 2008 a seguito di diverse sentenze che avevano già condannato il Comune di Sciacca al pagamento delle somme richieste dalla stessa società.