gestore del servizio idrico di sovrambito sul territorio regionale, che deve fare i conti con rincari in bolletta senza precedenti. Una situazione "finanziariamente non sostenibile" che potrebbe costringere la società "a spegnere alcuni impianti o quanto meno a ridurre l'erogazione dell'acqua per tenere più bassi i consumi di energia". A lanciare l'allarme sono i vertici di Siciliacque che giudicano "insufficienti le misure disposte dal governo nazionale per fronteggiare il caro-bollette" e invocano un aiuto anche da parte della Regione: "Se non dovesse esserci un intervento che riconduca gli aumenti dell'energia elettrica entro certi limiti, in Sicilia la gestione del servizio idrico verrebbe compromessa, con ricadute pesantissime per l'utenza e per la tenuta della nostra stessa società". Secondo una prima stima, i costi dell'energia elettrica avrebbero un impatto di oltre venti milioni annui sui conti di Siciliacque, a fronte di un fatturato di circa 50 milioni di euro. "Un peso insostenibile per il nostro bilancio e per continuare ad erogare un servizio pubblico essenziale come la captazione dell'acqua dalle grandi infrastrutture (acquedotti, dighe, invasi, potabilizzatori) e il successivo trasporto fino ai serbatoi comunali - sottolineano i vertici di Siciliacque - che servono un milione 600 mila siciliani. La distribuzione dell'acqua non può essere interrotta, motivo per cui chiediamo che il legislatore nazionale e quello regionale agiscano con tempestività per trovare soluzioni che consentano nel breve termine di neutralizzare il pesante impatto finanziario che si sta abbattendo sull'azienda", conclude Siciliacque.