Alessandro Damiano, i tanti contagi da covid-19 continuano a destare preoccupazione.
A Sciacca sono confraternite a chiedere prudenza. Quella di San Leonardo, che fa riferimento alla parrocchia che custodisce il simulacro del Cristo con la Croce e l’urna che vengono portati in processione il Venerdì Santo, ha espresso le proprie perplessità e le proprie paure all’arciprete Giuseppe Marciante.
Alla luce dei numerosi casi tutt’oggi registrati in città, i confrati temono che non possano essere garantite le dovute distanze tra i fedeli, in particolare tra coloro che conducono i simulacri e l’urna.
Si sta allora, pensando, ad una soluzione alternativa, che avrà conferma in serata. Molto probabilmente, Venerdì Santo, 15 Aprile, si svolgerà una sola processione, una Via Crucis cittadina senza la presenza dei santi, per evitare l’accalcamento nei pressi delle chiese da cui fuoriescono e per evitare che i portatori possano contagiarsi tra loro. Una processione, dunque, ridimensionata, più disciplinabile senza la presenza delle statue dei santi.
I dettagli sono ancora da concordare, ma la via Crucis dovrebbe svolgersi in serata, intorno alle 20:00, e seguirà il percorso tradizionale di Maria Addolorata: partendo dalla chiesa del Carmine, si proseguirà per via Pietro Gerardi, piazza Marconi, Via Giuseppe Licata e viale della Vittoria, fino a raggiungere il Calvario.
È quasi certo, poi, che non si svolgerà nemmeno la processione di Pasqua, il cosiddetto incontro, sempre evitare assembramenti e, di conseguenza, nuovi contagi.
Riguardo gli altri riti della Settimana Santa, come l’allestimento degli altari il giovedì Santo o la Lavanda dei Piedi, ogni parrocchia deciderà per sé. Da tenere presente, sempre le linee guida di contenimento del covid ancora in vigore, dall’obbligo della mascherina nei locali al chiuso, all’igienizzazione delle mani e del distanziamento tra i fedeli.
Per l’imminente domenica delle Palme, ad esempio, viene indicato di prestare attenzione che i ministri e i fedeli tengano nelle mani il ramo d’ulivo o di palma portato con sé, evitando consegne o scambi di rami.
Perplessità sul ritorno ai riti tradizionali religiosi da svolgersi come in era pre-covid, sono state espresse, nella diocesi di Agrigento, non solo a Sciacca. A Licata, ad esempio, è stato scelto di non svolgere alcuna processione, alla luce, anche in questo caso, del dilagare della variante Omicron del Covid, particolarmente contagiosa. Anche in questo caso sono state le confraternite religiose a deciderlo, in una riunione congiunta assieme al Sindaco ed al comandante della polizia municipale licatese.
Anche Ribera potrebbe avviarsi verso la strada intrapresa dalle confraternite licatesi. Don Antonio Nuara, che è stato parroco delle chiese di San Francesco e dell’Immacolata e oggi alla rettoria di San Pellegrino, sulla sua pagina Facebook lancia una proposta-provocazione: “So di attirarmi addosso tante critiche – ha scritto - ma sono dell'idea di abolire tutte le processioni religiose. Credo alle processioni – ha sottolineato padre Nuara - ma mi rifiuto di condividere quelle che si svolgono a Ribera e nei paesi limitrofi. Il motivo è che la maggior parte di coloro che fanno parte dei vari comitati delle feste non frequentano i sacramenti e la messa: si vedono solo nei giorni della festa e poi ripiombano nel buio religioso. Ed ancora - aggiunge il prete - nelle processioni non si prega, sono più della passeggiate che atti di devozione. La gente che va dietro al fercolo chiacchiera, fuma e ci scappa anche la bestemmia. E quindi, oltre a non essere credibili, si fa scadere di valore anche la festa religiosa. Le feste in onore dei santi - conclude don Antonio Nuara - devono produrre "santi". Altrimenti non servono”.