I dati emergono dal corposo lavoro dello staff tecnico-scientifico del progetto comunitario “Tartalife”.
Oltre al turismo balneare, all’inquinamento e al degrado dell'habitat nei siti di nidificazione, i dati confermano che la minaccia principale è rappresentata dalla mortalità indotta dalla cattura accidentale con attrezzi come il palangaro o con sistemi quale la pesca a strascico.
Le stime ottenute dall’azione del Tartalife sembrano delineare una situazione ben più allarmante rispetto a quanto si ritenesse in passato. Gli episodi di cattura per la sola area del Canale di Sicilia sono circa 4500. La quasi totalità delle catture accidentali è dovuta alla pesca a strascico (2839 casi) e alla pesca con i palangari (1188). E' stato stimato, quindi, che tra 700 e 1200 tartarughe possano morire ogni anno nel solo Canale di Sicilia per gli effetti della pesca.
Tutto, per gli esperti, giustificherebbe un altro dato: da diversi anni ormai gli esemplari feriti recuperati e trasportati ai centri di recupero ( tra cui quelli di Lampedusa e Cattolica Eraclea) hanno dimensioni decisamente minori rispetto al passato. Si tratta, il più delle volte, di esemplari immaturi, con una drastica diminuzione degli adulti in grado di riprodursi. Il rapido declino e il serio rischio di estinzione della Tartaruga marina Caretta caretta vengono dunque confermati dalle ricerche.