che costò la vita a nove persone (dieci con il piccolo Samuele che è rimasto nel grembo della mamma), è pronto e cantierabile. Al momento però è tutto fermo perché ci sono alcune famiglie che continuano ad insistere per rientrare nella loro abitazione che non hanno avuto danni strutturali. I tecnici del Comune potrebbero "salvare" quelle case soltanto qualora venissero presentati i certificati di regolarità statica, agibilità e abitabilità. Incartamenti che i proprietari non riescono ad avere perché gli immobili si trovano in zona R4, ad alto rischio idrogeologico già dal 1908. "Il progetto definitivo è pronto, ma è fermo perché l'amministrazione vuole la massima condivisione con le persone che hanno perso la casa nella tragica esplosione" conferma il sindaco di Ravanusa, Carmelo D'Angelo. "Condivisione anche per quanti hanno avuto danni minori, ma non possono rientrare perché non si possono fare interventi strutturali in immobili che si trovano in zona ad alto rischio idrogeologico. C'è un confronto iniziato anche con i tecnici incaricati da queste persone. I tecnici del Comune di Ravanusa incontreranno, nei prossimi giorni, quelli della Regione siciliana e speriamo in un nuovo incontro con il governatore Nello Musumeci, che ha già dato disponibilità di fondi, per giungere a una soluzione definitiva e ottenere il finanziamento, iniziare le opere e ridare la casa a chi l'ha persa". Le case da ricostruire sono 50 e gli sfollati, dopo la tragedia di via Trilussa sono 130. Tutti sistemati in case in affitto per le quali il Comune di Ravanusa pagherà 72 mila euro l'anno. "Per quest'anno e forse il successivo, l'assessorato regionale alle Infrastrutture sta coprendo 61 mila euro - spiega il sindaco D'Angelo. Se non ci affrettiamo per realizzare le case, avremo mai i soldi per mantenere tutte queste famiglie per anni ed anni?". Il progetto del Comune prevede la delocalizzazione fuori dalla zona R4, ma all'interno del tessuto urbano. Nel triangolo di via Trilussa verrà realizzato invece un luogo della memoria.