attigui alla Casa Scaglione dopo che nel 1984 in occasione dei lavori di rifacimento ex novo del pavimento della oggi Basilica, il maestro Vincenzo Sabella rinveniva un antico pozzo coperto da una lastra marmorea in prossimità dell’abiside della navata nord della chiesa. Due lapidi marmoree di interessante valore storico risalenti una al XVI secolo e l’altra al XVII sono state collocate stamane nell’atrio del museo Scaglione di Sciacca.
Un ritrovamento frutto di un lavoro di sinergia che ha visto da una parte il prof. Franco Lo Bue, storico e archeologo che ne individua l’esistenza nel 2018, l’arch. Giuseppe Cattano, oggi Ispettore Onorario ai BB.AA. della città che appena insediato ne riconosce il valore storico e si attiva per la valorizzazione, il prof. Piero Mortillaro studioso e ricercatore che riesce a trovare il nome del committente, Giovanni Maurici, nobile della città ai tempi, dello scultore Bartolomeo Birrittaro, della Sovrintendenza ai BB.CC. Di Agrigento, che ne autorizza previa pulitura la collocazione oggi all’interno della Casa Museo, la Curia che detiene la proprietà.
Dunque una lapide che riporta al centro uno stemma raffigurante un leone rampante sovrastato da un elmo con cimiero (un’aquila con le ali aperte), che il Savasta nel famoso caso di Sciacca attribuisce alla famiglia Maurici e che rappresentava considerato lo spessore e il peso, la copertura di manufatto sepolcrare della famiglia. Mentre la seconda lapide rinvenuta raffigurante due stemmi della famiglia Perollo e Maurici potrebbe rappresentare il frontale di una fontana a suo tempo posta nella sacrestia della Chiesa di Santa Maria del Giglio. Due ritrovamenti che testimoniano il fortissimo legame tra le due potentissime famiglie di Sciacca.