di fronte al deperimento e allo stato di pericolo che da anni identifica il convento di San Domenico, gioiello barocco del sedicesimo secolo, da anni in buona parte transennato, con le barriere in ferro diventate a tutti gli effetti quasi parte del monumento. Una condizione pericolante, soprattutto quella della parte che si affaccia su piazza Mariano Rossi, che rende uno dei beni monumentali più belli della città, una sorta di rudere di guerra. Eppure in passato questa fu sede di scuole e uffici: dall'istituto d'arte alla media annessa, passando per l'agenzia delle entrate. Ma è anche, il convento di San Domenico, uno dei simboli di quella burocrazia che, soprattutto in Sicilia, va puntualmente in cortocircuito. Succede quando un bene come questo è condiviso da ben quattro proprietari. Sì, avete capito bene. Una parte è del comune (che dopo la Polizia municipale vi ha destinato il Centro Castellucci), una parte è della ex Provincia, oggi Libero Consorzio (che vi tiene i locali dell'Ufficio relazioni con il pubblico), una parte è del Demanio, una parte, infine, è di un privato. C'è poi la Soprintendenza ai beni culturali. Che pur non essendo proprietaria è sicuramente quella che deve valutare qualunque ipotesi di progetto di salvaguardia che si voglia elaborare. Comunque, ancorché in presenza di più proprietari, il comune di Sciacca sarebbe comunque legittimato a cercare di accedere a qualche misura nell'ambito dei finanziamenti comunitari. Ci tentò nel 2010, con due progetti (per un investimento totale di 3 milioni e 400 mila euro), per riqualificare e trasformare il complesso monumentale in uno spazio culturale da inserire nell'itinerario promozionale e turistico “Sulle rotte del Mediterraneo”. Progetti a suo tempo presentati all'interno del programma PISU (Piani Integrati per gli Spazi Urbani) che, però, sarebbero poi stati dichiarati inammissibili. Dopo di allora altri tentativi sono stati fatti, acquisendo soprattutto i necessari nulla osta. Ma è da almeno quindici anni che si parla della necessità di intervenire per restaurare e rendere nuovamente funzionale un immobile straordinario, che anche all'interno possiede una straordinaria testimonianza del tempo passato, con un bellissimo chiostro, oggi semi abbandonato, meta di escrementi di piccioni e gabbiani. Sul piano pratico da tempo non si è più riusciti ad avere una prospettiva che lasciasse immaginare il recupero di un palazzo che, almeno al momento, impedisce perfino l'utilizzo dell'attiguo marciapiede, considerato lo stato di pericolo nel quale versa. Con le attuali difficoltà economiche la situazione è diventata ancora più complicata. Ma in un'idea di città del domani questo tema va affrontato e messo tra i punti più importanti dell'agenda politica e amministrativa. Il nostro Telegiornale ha deciso di riaccendere i riflettori sul San Domenico, perché non è accettabile che ci si rassegni alla bruttura. Stiamo parlando del convento attiguo alla Chiesa che impreziosisce la piazza Scandaliato, una delle terrazze sul mare più belle di tutto il Mediterraneo. Fondato da Tommaso Fazello, è stato rifatto nella seconda metà del Settecento su disegno di Ermenegildo Vetrano e restaurato nel 1859, il convento occupa un'area di circa 2000 mq. In seguito alla legge della soppressione dei conventi del 1866, il San Domenico passò al demanio dello Stato.