domenica prossima 12 giugno dalle 7 alle 23 i seggi saranno comunque aperti in tutta Italia. Il motivo risiede nel fatto che quel giorno (e, ricordiamo, solo quel giorno) si vota anche per cinque quesiti referendari, sono in particolare quelli in materia di giustizia, per i quali la Corte Costituzionale ha dichiarato ammissibili le istanze del comitato promotore, escludendo invece un sesto quesito, quello sulla responsabilità civile dei magistrati. Nei comuni dove si vota per le amministrative (dunque per esempio a Sciacca sarà così) al seggio prima di entrare in cabina si riceveranno 6 schede. L'elettore ha comunque il diritto di astenersi da uno o più quesiti, dichiarandolo al presidente del seggio. Ricordiamo che lL'articolo 75 della Costituzione della Repubblica stabilisce che in Italia il referendum sia abrogativo di una legge tuttora in vigore. Da qui la famosa questione delle due alternative possibili (voto SÍ oppure voto NO) rispetto ad un quesito che chiede all'elettore se voglia o meno cancellare una norma. Da qui, evidentemente, la vulgata che stabilisce che al SÍ corrisponda l'intenzione di cancellare l'articolo, che al NO corrisponda l'intenzione di lasciare le cose per come stanno.
E passiamo ai singoli quesiti. Il primo referendum riguarda l'abolizione della cosiddetta Legge Severino. La scheda è di colore rosso. Il quesito propone l’abrogazione della legge Severino (dal cognome dell'ex ministra della Giustizia del governo Monti, Paola Severino). Votando SÍ si vuole cancellare la decadenza automatica di sindaci e amministratori locali condannati sin dal primo grado (esclusi i reati gravi). I sostenitori del SÍ evidenziano che questa norma ha creato vuoti di potere e situazioni nelle quali i procedimenti hanno poi rivelato l'innocenza delle persone interessate. Si chiede dunque di eliminare l'automatismo restituendo ai magistrati la decisione caso per caso. I sostenitori del NO ritengono che la norma in questione possa essere sottoposta a modifica, riguardo le rimozioni dai pubblici uffici di soggetti colpiti da sentenze non ancora definitive, ma che la sua cancellazione tout-court sarebbe un errore.
Il secondo referendum è volto ad abolire la concorrenza del rischio reiterazione del medesimo reato rispetto all'applicazione di un'ordinanza di custodia cautelare (gli altri 2 sono il pericolo di fuga e il pericolo di inquinamento delle prove). La scheda è di colore arancione. Per i sostenitori del SÍ ci sarebbe un abuso della pratica della carcerazione preventiva rispetto ad un rischio (che il reato venga ripetuto) che molto spesso non esiste; i sostenitori del NO al contrario si rischia di trascurare reati (dallo stalking alla truffa) dove il rischio di reiterazione del reato esiste senza dubbio.
Il terzo referendum stabilisce la separazione delle carriere in magistratura. La scheda è di colore giallo. I magistrati durante la loro carriera possono cambiare 4 volte la loro condizione di "giudicante" o di "inquirente". Sono quelle che vengono chiamate "porte girevoli". I sostenitori del SÍ vogliono che i vincitori di concorso in magistratura debbano scegliere subito che tipo di ruolo esercitare, ossia se quello di giudice ovvero quello di pubblico ministero. Ritengono, i promotori del quesito, che questa facoltà di cambiare generi commistioni che non garantiscono equità di giudizio. Per i sostenitori del NO la separazione delle funzioni rischierebbe di isolare i Pm e sarebbe un ostacolo alla carriera dei magistrati, impedendo loro di svolgere funzioni diverse.
Il quarto referendum stabilisce un'equa valutazione dei magistrati. La relativa scheda è di colore grigio. I magistrati ogni 4 anni vengono giudicati da un Consiglio disciplinare del quale fanno parte altri magistrati ma anche esperti cosiddetti "laici", ossia non magistrati ma avvocati o professori universitari di diritto. Tuttavia il voto finale spetta solo ai magistrati. I sostenitori del SÍ ritengono che tale diritto di voto vada esteso anche ai componenti laici del consiglio disciplinare. I sostenitori del NO, invece, il voto di soggetti non togati potrebbe generare pregiudizio personale sulla base di possibili presunti contrasti professionali.
Il quinto e ultimo referendum riguarda la riforma del Consiglio Superiore della Magistratura. La scheda è di colore verde. Il CSM è l'organo di autogoverno dei giudici, che ne difende l'indipendenza dagli altri poteri dello Stato. Ciascun magistrato ha il diritto di candidarsi a comporre il CSM, ma al momento per poterlo fare deve raccogliere almeno 25 firme. Per i sostenitori del SÍ (che chiedono l'abolizione di questo principio) questo fatto favorisce la nascita delle correnti all'interno del Consiglio Superiore della Magistratura, mentre per i sostenitori del NO questo punto è già oggetto di esame all'interno della Riforma Cartabia, per cui è inutile sottoporla a referendum.