all'interno dell'atrio del palazzo municipale di Ribera, posta in memoria del generale dei carabinieri Giuseppe Tavormina, nel quinto anniversario della sua scomparsa, figlio illustre della cittadina riberese. La cerimonia è avvenuta al culmine di un incontro istituzionale che si è svolto all'interno dell'aula consiliare "Leonardo Frenna", con il sindaco Matteo Ruvolo a fare gli onori di casa insieme al presidente del consiglio comunale Vincenzo Costa e ai consiglieri, alla presenza del procuratore capo della Repubblica di Sciacca Roberta Buzzolani, dei vertici dell'Arma dei Carabinieri (il comandante provinciale colonnello Stingo, il comandante della compagnia di Sciacca tenente colonnello Vergato e il comandante della stazione di Ribera maresciallo Proietti), e anche del figlio del generale Carlo Tavormina, sceso apposta a Ribera da Torino per partecipare a questa cerimonia.
Ruvolo si è soffermato sulle virtù umane e professionali del generale Tavormina, "che questa città - ha detto - ha amato dalla nascita fino all'ultimo suo respiro". Non a caso, proprio per sua volontà, le ceneri del generale riposano nel cimitero di Ribera. "Prova - ha detto Ruvolo - del suo grande desiderio di tornare a casa, dopo una vita certamente colma di grandi impegni, responsabilità ed al contempo onori e soddisfazioni, raccolti però lontano dalla propria terra".
Ruvolo ha evidenziato che la scopertura della lapide è stato il simbolo migliore e più giusto per cercare di ricordare l'indissolubile legame affettivo che ha sempre tenuto il maresciallo Tavormina, uomo di Stato dalla brillantissima carriera e dai prestigiosi incarichi da lui ricoperti con abnegazione e competenza. "In alcuni dei discorsi che ho avuto il piacere di ascoltare quando tornava a Ribera per qualche occasione - ha concluso Ruvolo - il gen. Tavormina rimarcava sempre questo suo legame con le proprie radici, con la propria città, la sua famiglia e gli amici che tanto lo hanno aiutato - sempre ricambiati - soprattutto nella prima parte della sua vita: il gen. tavormina era infatti quello che i latino definivano "homo novus", vale a dire una persona che non proviene da famiglie agiate, ma proprio la sua grande umiltà e determinazione - oltre alle indubbie qualità umane e professionali - lo hanno portato a ricoprire con enorme merito le più alte cariche militari e civili.