Il presidente della Regione incontrerà i giornalisti giovedì mattina alle 10.30, nella sala Alessi di Palazzo Orleans. Il suo staff ha fatto sapere che in quella circostanza renderà note le proprie decisioni in relazione alle prossime elezioni regionali. Ieri il governatore, a Catania, aveva affermato che per gli interventi non finiti del suo governo "ci sarà il mio successore" perché io toglierò il disturbo". Poi non ha voluto commentare con i giornalisti questa sua dichiarazione, limitandosi ad aggiungere: "quello che ho detto è stato sentito, ognuno gli dia l'interpretazione che vuole - ha affermato - io non ho nulla da dire adesso, incontrerò la stampa nei prossimi giorni".
Parole che paleserebbero una certa stanchezza da parte del presidente in ordine agli attacchi da parte della sua maggioranza di centrodestra, e in particolare del presidente dell'Ars e leader di Fi in Sicilia, Gianfranco Miccichè. Che dunque Musumeci sia pronto a fare un passo indietro e a rinunciare alla ricandidatura alla presidenza della Regione, è un'ipotesi della quale avrebbe già parlato con i suoi fedelissimi. Un cambio di decisione che, se confermata ufficialmente, di fatto riaprirebbe la partita per la scelta del nuovo candidato del centrodestra e sulla quale si 'peseranno' i rapporti di forza anche tra i leader nazionali della coalizione con Giorgia Meloni che ha sostenuto con FdI la ricandidatura di Musumeci e che contesterà a Lega e Forza Italia l'aver costretto all'eventuale passo indietro il governatore uscente.
Il test delle amministrative, appena concluse ha consegnato al centrodestra e al centrosinistra in Sicilia un quadro politico complesso. A scuotere le due coalizioni le mine vaganti: Cateno De Luca, suo l'exploit a Messina che ha frantumato i due poli e in corsa da quattro mesi per la Regione; e Fabrizio Ferrandelli, terzo a Palermo, definito da Miccichè "il nuovo soggetto politico" con cui discutere. Su entrambi i fronti, confronti e trattative non si sono mai fermati e gli scenari mutano di ora in ora. Nel centrodestra, Miccichè ribadisce, in una intervista al Corriere della Sera, il "no" alla ricandidatura di Nello Musumeci, e auspicando un nome nuovo magari "una donna" che possa compattare la coalizione. Appare difficile, invece, l'alleanza con De Luca. "All'indomani del voto in molti mi hanno cercato - afferma 'Scateno', come ama definirsi - il centrodestra cerca un'alternativa a Musumeci la cui inadeguatezza non può più essere nascosta. Ho detto 'no' a chi propone accordi". Ma nelle scorse ore Cateno De Luca ha ipotizzato che giovedì Musumeci annuncerà le sue dimissioni da presidente della Regione con l'intento, tuttavia, di ricandidarsi. Un'ipotesi che spaccherebbe ulteriormente il centro destra.
Nervi tesi anche nel centrosinistra. Il via libera alle primarie (si voterà on line e nei gazebo il 23 luglio) non sta acquietando il campo progressista. Anzi. Pd e M5s stanno gestendo problemi non indifferenti; i Dem sul nome da lanciare per le consultazioni (in pole c'è l'eurodeputata Caterina Chinnici, ma non mancano i maldipancia) e il M5s che, nome a parte (Luigi Sunseri, Nuccio Di Paola e Giancarlo Cancelleri su cui pesa però l'interrogativo del terzo mandato) si deve misurare anche con l'ipotesi scissione. In più l'apertura ad Azione e +Europa (trascinati a Palermo dall'ottimo risultato elettorale di Fabrizio Ferrandelli) non pare abbia riscaldato i cuori del 'Centro'. Tutt'altro. "Le primarie rischiano di essere un esercizio di stile utile soltanto per la supremazia tra le correnti. Se viceversa il centrosinistra vuole fare un discorso serio e concreto siamo disponibili a sederci e ad aprire una discussione", la laconica reazione del segretario di Azione, Carlo Calenda. Ancora più netto Benedetto Della Vedova di +Europa: "Primarie in Sicilia? No, grazie". Ma intanto si è già candidato alle Primarie Claudio Fava, presidente uscente della commissione Antimafia e fondatore del Movimento "I Cento Passi" da lui rappresentato all'Ars.