Sono queste le immagini, nuove, solo le ultime,
con cui Mareamico di Agrigento denuncia le condizioni del fiume Magazzolo, che dall'associazione ambientalista viene definita letteralmente “pieno d'olio”. «Anche quest'anno, dichiarano da Mareamico, diversi imprenditori incoscienti del settore oliario, invece di trasportare con le autobotti sigillate le acque di vegetazione prodotte dalla molitura delle olive nei depuratori abilitati o spanderli nei propri terreni autorizzati, come prevede la normativa, li disperdono in natura». Sotto accusa, per l'associazione ambientalista, sarebbero nello specifico gli imprendiotri che operano nel bacino idrografico del fiume Magazzolo tra Ribera, Cianciana, Caltabellotta, Lucca Sicula e Burgio. L'immissione illegale nei torrenti di quest'acqua oleosa di scarto, è 100 volte più inquinante delle fogne, perchè provoca la sottrazione dell'ossigeno e causa la morte dei pesci nei fiumi e in mare. Continua dunque la battaglia di Mareamico contro gli sversamenti illegali effettuati dai frantoi della zona, battaglia che quest'anno in piena campagna olearia ha già visto una denuncia solo la scorsa settimana, ai Carabinieri del Noe, Nucleo Operativo Ecologico, ma anche all'Arpa e alla Procura della Repubblica di Agrigento. La segnalazione riguardava, in particolare, la presenza di acqua scura nei fiumi Magazzolo e Naro. Il sospetto era che i frantoi continuassero a trasferire nei corsi d'acqua i resti della lavorazione delle olive. E il Magazzolo, del resto, non è nuovo a episodi di questo tipo. Due anni fa dell'inquinamento del fiume si occupò perfino il programma “Le Iene”. E anche nel 2015 tutto partì da una segnalazione di Mareamico. I controlli vennero poi eseguiti dalla Polizia Provinciale che fece partire una vasta operazione di controllo per la tutela ambientale, riscontrando in diversi frantoi la presenza di silos che tracimavano acqua di vegetazione il cui potere inquinante è devastante per le acque fluviali e poi marine. E' solo di ieri invece la notizia del sequestro di un frantoio a Montallegro da parte della Guardia di Finanza di Agrigento e Porto Empedocle, frantoio le cui acque venivano sversate illegalmente nel terreno e nelle strade confinanti, fino a raggiungere la Statale 640.