E' fissato per il 30 novembre prossimo, infatti, l'inizio del processo presso la Suprema Corte, a seguito del ricorso presentato dalla difesa contro la sentenza di condanna a nove anni e otto mesi di reclusione decisa dal Tribunale di Sciacca e confermata dalla Corte d'Appello di Palermo. Mordino, originario di Palermo, era finito in manette nel luglio del 2012 con l'accusa di atti sessuali commessi con quattro minori e di avere tentato di commetterne con altri due, in questo caso non riuscendovi. Secondo l'accusa, aveva indotto alcuni ragazzi a posare nudi per delle fotografie e chiedendo prestazioni sessuali in cambio della promessa di farli partecipare al programma televisivo “Amici” di Maria De Filippi. L'arresto scatto' dopo la denuncia presentata da alcune delle presunte vittime, giovani tra i 14 e i 17 anni, che avevano raccontato che il prete aveva chiesto loro di sottoporsi a un fantomatico test sulla sensibilita' corporea, a cui poi sarebbero seguiti gli abusi. L'ex sacerdote ha sempre respinto le accuse a suo carico. I suoi legali, gli avvocati Antonino Agnello e Luca Giordano, hanno sempre definito ingiuste le accuse nei confronti del loro assistito ipotizzando l'organizzazione di un presunto complotto contro l'ex sacerdote ordito ai suoi danni da un gruppo di giovani frequentatori della Basilica di San Calogero di cui all'epoca l'ex frate era parroco. La difesa, inoltre, ha sempre contestato la ricostruzione dell'accusa anche con riferimenti specifici, evidenziando in particolare che chiunque poteva avere libero accesso al computer della chiesa e al telefonino di Mordino, in riferimento al materiale probatorio che ha inchiodato l'ex sacerdote, prelevato proprio da questi dispositivi. Adesso spettera' alla Cassazione l'ultima parola su una vicenda giudiziaria che negli anni scorsi fece scalpore a Sciacca e che addirittura aveva spinto un gruppo di giovani fedeli a organizzare una raccolta firme per chiedere a suo tempo al Terzo Ordine Regolare di non allontanare il sacerdote dalla Basilica. L'ex sacerdote, negli anni successivi, venne invece allontanato dall'Ordine e poi definitivamente “spretato” dalla Chiesa.