non certo sulla richiesta di dire sì all'unico nome avanzato per la carica di presidente del consiglio comunale. È questa la conclusione a cui sarebbe giunta la coalizione politica che fa capo al sindaco Fabio Termine. Dunque "picche" (per il momento) alla richiesta di Bivona di condividere il nome di Ignazio Messina per la prima carica di Sala Falcone-Borsellino. Risposta che sarà contenuta in un documento che stasera verrà presentato direttamente in aula nel corso della seduta di insediamento dell'organismo elettivo che il comune di Sciacca torna ad avere dopo un anno e mezzo dallo scioglimento deciso dalla Regione per inadempienza sul conto consuntivo.
Il centro sinistra ovviamente non ha molte altre alternative rispetto al dovere prendere atto della volontà di chi, con l'apparentamento, ha conquistato la maggioranza numerica all'interno dell'aula. Che è come dire: eleggetevi pure il presidente, visto che avete i numeri e, dunque, non avete bisogno di noi. La questione naturalmente è ben più complessa di ogni possibile riduttiva rappresentazione schematica. E questo al di là della subordinazione fatta da Bivona di una ritrovata pacificazione sociale di fronte alla candidatura di Messina a presidente del consiglio. Anche perché, alla luce della situazione attuale, sarebbe pur sempre una pacificazione sociale un po' "sui generis", con la spada di Damocle del ricorso al Tar (che Messina per inciso non ha ancora presentato) contro il risultato delle stesse elezioni. Questione, quest'ultima, sottolineata da Fabio Termine come bizzarra rispetto al fatto che il suo avversario è pronto a fare il presidente di un consiglio comunale che, di fatto, considera abusivo.
La coalizione che pur avendo conquistato il governo cittadino in consiglio sarà rappresentata appena da 8 esponenti, chiederà dunque al fronte avversario di indicare più di un nominativo oltre a quello di Messina. Ovviamente si sa già che questo non accadrà. Non certo alla prima votazione, s'intende. Il centrosinistra ritiene, inoltre, che in una trattativa bisogna anche tenere in considerazione eventuali proposte da parte di quelli a cui si chiede di trattare. Nella fattispecie si configura in tal senso l'idea di avanzare la candidatura di Giuseppe Ambrogio alla vice presidenza al posto di Alessandro Grassadonio (nome, quest'ultimo, avanzato sempre da Bivona a nome dell'intera coalizione). Il nome di Ambrogio viene fuori in quanto consigliere più votato tra gli 8 che rappresentano l'amministrazione Termine.
Ma per come stanno le cose al momento, la prima votazione di stasera dovrebbe essere quella subito decisiva. E, dunque, Messina dovrebbe diventare presidente. E questo anche se per eleggerlo immediatamente serve una maggioranza qualificata, ossia almeno 13 voti. Escludendo Maurizio Blò (eletto con la Lista Mangiacavallo, che fino a questo momento non risulta si sia schierato con la coalizione Messina), ed escludendo Gaetano Cognata, che non dovrebbe essere orientato a votare per Messina, il candidato sindaco sconfitto alle ultime amministrative dispone di 14 voti: il suo e quelli di Bivona, Brucculeri, Catanzaro e La Barbera, Calogero Bono, Santangelo e Grassadonio, Bellanca e Mandracchia, Bentivegna e Venezia, Isidoro Maniscalco e Lorenzo Maglienti.
Il margine per Ignazio Messina per diventare presidente subito dunque c'è. Ma c'è anche una prova importante per lui, che ha l'esperienza umana e politica necessaria per saperlo benissimo da solo. Che è quella del voto segreto. Che potrebbe trasformarsi in un'insidia. Senza i 13 voti subito ogni accordo dentro la sua coalizione salterebbe. Perché per le successive votazioni sarebbe sufficiente la maggioranza semplice. Ma a quel punto le carte potrebbero mischiarsi, e tornare in gioco accordi trasversali che, dunque, vanificherebbero in breve tempo la tenuta della coalizione che alle elezioni aveva bloccato il premio di maggioranza.
Per tenere a bada i franchi tiratori un tempo i gruppi consiliari dimostravano la loro lealtà al candidato prescelto attraverso le molteplici formule possibili di scrittura dell'identità del candidato sulla scheda elettorale (cognome e nome, nome e cognome, titolo professionale, nome abbreviato, corsivo o stampatello e così via), mentre dalla precedente consiliatura (su proposta a suo tempo accolta di Alessandro Curreri) adesso si può votare soltanto con una X da apporre accanto al prescelto in un elenco di tutti i 24 nomi degli eletti. E questo potrebbe essere un rischio, come detto. Si sa ormai da tempo che sulla candidatura di Ignazio Messina a presidente qualcuno dei componenti della coalizione ne ha preso atto ma a denti stretti, quelli dell'insoddisfazione e della difficoltà a comprendere del tutto la necessità di assumere un ruolo super-partes togliendolo a qualche altro aspirante.