da una lettera dell’Assessorato alla Salute, con apparente finalità puramente operativa. E’ il Comitato Civico per la Sanità di Sciacca ad evidenziare come l’ospedale Giovanni Paolo II non sarebbe più sede della Stroke Unit che sarebbe trasferita a Castelvetrano, dove peraltro non ci sono i reparti di Emodinamica e Neurologia. In questo modo Sciacca verrebbe a gravitare per il trattamento dei casi di ictus nel bacino Caltanissetta-Agrigento- Enna che, dal punto di vista viario, è notoriamente molto carente. La disposizione dell’assessorato regionale alla salute del 2 agosto, tra l’altro, non sembra tenere in alcun conto le osservazioni a suo tempo formulate a correzione di una iniziale disposizione e che era stata favorevolmente esitata dalla Commissione Sanità. L’ospedale Giovanni Paolo II, Dea di primo livello, era stato inserito nella rete regionale Strok Unit nel 2019 ma, a sorpresa, lo scorso anno, era emerso il caso del dirottamento dell’unità che gestisce l’ictus cerebrale all’ospedale Vittorio Emanuele II di Castelvetrano, poi risolto con l’intervento della presidente della Commissione Salute dell’ARS Margherita La Rocca Ruvolo che assieme all’assessore Razza aveva incontrato la commissione tecnica regionale “Rete della Stroke” evidenziando tutte le ragioni per le quali l’ospedale di Sciacca doveva mantenere l’unità: in primo luogo perché Dea di primo livello, ma anche per il fatto di avere una radiologia attiva h24, una riabilitazione e i quattro posti letto di neurologia previsti nella nuova rete ospedaliera. Sembrava, dunque, un caso chiuso e, invece, c’è questa lettera dell’assessorato alla Sanità che ha messo in allarme il Comitato Civico per la Sanità di Sciacca che pure, auspica si tratti di una “svista”.
Comitato Civico che, stamattina, ha diramato un comunicato a seguito dell’incontro avuto lunedì scorso con il commissario dell’ASP Zappia, alla presenza del sindaco Termine e dell’on La Rocca Ruvolo, sulle criticità del nosocomio saccense. La dichiarazione del Commissario, secondo cui il Pronto Soccorso di Sciacca non è tra i peggiori della provincia non ha sicuramente contribuito a rasserenare gli animi degli utenti né degli operatori esposti alle proteste dei pazienti, commentano Ignazio Cucchiara e Franco Giordano. E’ semplicemente l’ultimo episodio di una serie di segnali inequivocabili del degrado , non occasionale ma che si protrae da molto tempo, di diversi reparti del presidio ospedaliero di Sciacca. Il Comitato Civico ha ribadito che l’Ospedale di Sciacca è diventato un DEA solo virtuale, stante che i reparti destinati alla gestione delle emergenza, che ne dovrebbero costituire la struttura portante (PS e chirurgie innanzitutto) sono lungi dall’essere regolarmente e normalmente operativi.
Rilevata poi la contraddizione di un ospedale classificato come DEA di primo livello che fornisce personale medico a ospedali dell’ASP attraverso disposizioni spesso solo verbali, sospette di eccessiva discrezionalità e che configurano una programmazione “normale” di questi ospedali attraverso il ricorso al lavoro straordinario o alle cosiddette “prestazioni” aggiuntive. Per il Comitato Civico per la Sanità di Sciacca, in una situazione di crisi generale, le scelte aziendali dovrebbero concentrare le risorse, di qualsiasi genere, là dove si possono erogare prestazioni qualitativamente appropriate sulla base di bisogni reali, mentre quelle fin qui operate sembrano andare in una direzione opposta, ovvero la dispersione di personale che da Sciacca viene inviato presso altri ospedali sulla base di criteri ritenuti non sempre trasparenti. Appare sempre più chiaro, concludono il portavoce e il coordinatore del Comitato saccense, che i disagi da tempo percepiti anche dalle popolazioni di altri comuni del distretto, richiederanno azioni più incisive di protesta che verranno discusse e concordate con i sindaci che dovranno sempre più diventare protagonisti attivi della tutela dei bisogni sanitari delle loro comunità.