27 anni, accusato di incendio doloso. Secondo l'accusa sarebbe stato lui, nel luglio di quattro anni fa, ad accendere un focolaio lungo la strada provinciale 36, in territorio di Caltabellotta. Focolaio da cui si generarono delle fiamme su di un'arera particolarmente vasta, lambendo la strada, con conseguente pericolo per gli automobilisti e per le case circostanti. Secondo la ricostruzione dei fatti, Strazzeri avrebbe agito insieme ad un minore, che però è già stato ritenuto innocente e assolto in maniera definitiva. La procura della Repubblica aveva chiesto una condanna a 2 anni, ma il dottor Antonino Cucinella, che ha giudicato l'imputato come giudice monocratico, ha inflitto una pena superiore. Ad incastrare Strazzeri fu un testimone, in grado di riconoscere alcuni numeri della targa della vettura su cui l'uomo avrebbe agito. Ne scaturirono controlli incrociati sulle chiamate dal suo telefonino, che risultarono agganciate proprio ad una cella di Caltabellotta. I successivi accertamenti ne determinarono la colpevolezza. Una sentenza, ancorché di primo grado (i legali di Strazzeri hanno già annunciato appello) che potrebbe anche rappresentare una sorta di “spartiacque” nella lotta degli inquirenti contro il fenomeno degli incendi. La scorsa estate, come si ricorderà, furono numerosi gli episodi che si verificarono a ripetizione. Per il più grave di tutti, quello che trasse spunto dal focolaio del bosco compreso tra San Michele e Pierderici raggiungendo il centro abitato e costringendo la protezione civile ad evacuare diverse palazzine situate nella zona compresa tra viale della Vittoria e via Emilio Ravasio. Vicenda per la quale è stato arrestato il presunto piromane, il saccense trentaduenne Paolo La Bella, per il quale un mese fa circa la procura della Repubblica ha chiuso le indagini chiedendo il giudizio immediato. La Bella si è sempre proclamato innocente, ma lo stesso tribunale del Riesame ha rigettato una richiesta di annullamento della misura cautelare adottata nei suoi confronti. L'uomo si trova attualmente ancora agli arresti domiciliari. Questione, quella degli incendi che, soprattutto in estate generano gravi pericoli oltre che pesanti danni ambientali, su cui lo scorso mese di maggio la Procura della Repubblica di Sciacca ha stipulato un accordo con i 20 comuni della giurisdizione, concordando l’emanazione contemporanea di apposite ordinanze sindacali che, nel periodo compreso tra il 15 giugno e il 15 ottobre, in prossimità di boschi, terreni cespugliati ed agricoli ricadenti nei territori comunali, stabilissero il divieto di accendere i fuochi, bruciare stoppie, sterpaglie, materiale erbaceo, residui di potature e di giardinaggio e di gettare mozziconi di sigarette dai veicoli in transito. Un provvedimento che impone, per la prima volta, ai proprietari e agli affittuari dei terreni, specie a quelli lasciati incolti con erbacce, di provvedere al decespugliamento e all’asportazione di tutti i materiali, possibili fonti di incendio.