rischia inevitabilmente di allontanarsi la prospettiva dell'istituzione della medesima unità operativa anche all'ospedale di Sciacca, che da Castelvetrano dista decisamente pochi chilometri. Unità operativa che, eppure, sarebbe stata prevista nell'ambito della qualificazione del "Giovanni Paolo II" di struttura Dea di primo livello. La nascita di una "Stroke Unit" deve rispondere al fabbisogno di una unità ogni 200 mila abitanti. Stiamo parlando di un reparto fondamentale di Neurologia d'urgenza che si occupa, normalmente, di problematiche cerebrovascolari che scaturiscono dall'ictus ischemico od emorragico in fase acuta. Per un tipo di intervento clinico, proprio in questa branca (come l'emodinamica per i nosocomi inseriti nella cosiddetta "Rete dell'infarto"), la tempestività delle cure è decisiva per scongiurare evoluzioni drammatiche nel paziente, come la morte. È stato accertato che a Sciacca questa struttura non è ancora nata perché al "Giovanni Paolo II" continua a non esserci ancora il reparto di Neurologia, che nel caso sarebbe unità semplice, e non complessa (di cui naturalmente dispone il San Giovanni di Dio di Agrigento). L'Asp di Trapani dal canto suo ha sfruttato questa lacuna, e il primario dell'Abele Ajello di Mazara Vito Scarpitta ha chiesto e ottenuto l'autorizzazione a dirottare la Stroke Unit a Castelvetrano. Ed è sicuramente una notizia che una dottoressa neurologa saccense, che era in forza all'Asp di Agrigento, ha deciso di dimettersi per trasferirsi proprio alla Stroke Unit del Vittorio Emanuele II, a simboleggiare evidentemente l'ok ad una valorizzazione della propria professionalità, che ha potuto trovare riscontro a Castelvetrano.
È, questo, un vero e proprio paradigma di una condizione strutturale e funzionale dell'ospedale di Sciacca in forte ritardo, con problemi che in questo periodo estivo, dove come si sa la popolazione aumenta considerevolmente, si stanno rivelando particolarmente complessi. Il caso di cui abbiamo parlato nelle scorse ore, di un reparto di Medicina con appena 4 medici in servizio per 16 pazienti ricoverati, è solo un altro degli esempi che si associano alle carenze di personale sanitario che continuano a segnare il passo in Ortopedia (con 2 soli medici) e in Urologia. Anche qui i medici sono solo 2, ma qui al momento i ricoveri sono sospesi, e i sanitari cercano di fronteggiare le prestazioni ambulatoriali e le guardie interdivisionali. Gli ordini di servizio per garantire la presenza di turni di medici dove necessario da Agrigento a Sciacca si rivelerebbero un po' più complicati (per esempio succede in Ortopedia), mentre cardiologi e ginecologi da Sciacca garantiscono la spola con gli altri ospedali della provincia, compreso quello di Ribera che, però, non dovrebbe essere considerato nel "conto" perché il "Fratelli Parlapiano" e il "Giovanni Paolo II" sono un unico ospedale. All'interno dell'area di emergenza, dove è stato istituito l'ambulatorio per i codici bianchi, utile a decongestionare il pronto soccorso e a fronteggiare soltanto i casi più seri, i turni di servizio vengono garantiti solo da un medico. Gente che non può andare in ferie in diversi reparti, compreso lo stesso laboratorio di analisi. Insomma: una situazione generale a dir poco complicata, e l'attesa per l'espletamento dei concorsi per le nuove assunzioni (e per le stabilizzazioni dei precari, compresi i soggetti assunti per l'emergenza covid) è sempre più spasmodica. È oggettivamente difficile per chi amministra l'Asp coprire tutte le caselle del fabbisogno di un territorio vasto e complicato come quello della provincia di Agrigento, e molte scelte dipendono dagli orientamenti dell'assessorato regionale alla Sanità. Rimane pacifico, comunque, che da quando non è più azienda ospedaliera autonoma, la struttura ospedaliera di Sciacca sembra trovarsi al centro di una vera e propria tempesta infinita.