cessione ad Aica, a titolo definitivo, del ramo di azienda ex Girgenti Acque, già concessi in affitto per la durata di un anno. In vista della scadenza del contratto, già nel mese di luglio, l’Azienda Idrica Comuni Agrigentini aveva chiesto alla Curatela Fallimentare di formulare una proposta di cessione definitiva non di tutto il patrimonio ex Girgenti Acque, ma di quel ramo funzionale alla gestione del servizio. Il valore quantificato, ossia 900 mila euro, ha spiazzato i vertici di Aica che evidentemente hanno ritenuto troppo alta la cifra richiesta, anche in relazione alle possibilità economiche della Consortile. Sembrava, dunque, una trattativa impossibile, tantè che si stava pensando ad altre soluzioni che potessero prevedere una proroga di alcuni mesi del contratto di affitto
per poi passare ad una gestione autonoma, ossia completamente sganciata da immobili e strumentazioni che facavano parte del patrimonio di Girgenti Acque. Tra questi anche la sede che ospita gli uffici della sede principale, quella di Agrigento. A tal fine era stata chiesta anche la disponibilità di immobili di proprietà pubblica e una disponibilità pare fosse stata manifestata dall’assemblea dei sindaci, a partire dal primo cittadino di Agrigento.
Probabilmente il piano B verso cui Aica era già proiettata ha consentito di riprendere e ridiscutere i termini della cessione da parte della Curatela Fallimentare. Insomma la trattativa non è chiusa, posto che i termini economici sono tornati ad essere più condivisibili e soprattutto sostenibili.
AICA non poteva e non può certamente permettersi di pagare quasi un milione di euro per acquisire il ramo di azienda ex Girgenti Acque, considerato in parte anche obsoleto o comunque non fondamentale per la gestione del servizio idrico in provincia. Discorso diverso se le richieste economiche della Curatela dovesse risultare accettabili.
Ad un anno poi dall’avvio della gestione, l’Azienda Idrica non ha ancora risolto le problematiche gestionali ed economiche. C’è la vicenda del direttore generale che non si sblocca dopo che l’ingegnere Domenico Armenio, nominato dall’assemblea dei soci nell’aprile scorso, non ha avuto il via libera dalla Regione, ente del quale è dipendente. L’incarico è stato provvisoriamente affidato all’ingegnere saccense Francesco Fiorino, ma proprio oggi il coordinamento Titano torna ad attaccare i vertici della Consortile definendo molto grave che dopo 13 mesi si vada avanti ancora con incarico provvisorio. Non meno complessa è la situazione economica. C’è ancora da definire la questione delle quote del prestito regionale che diversi comuni non hanno ancora provveduto a garantire con gravi ripercussioni sulla situazione economica della Azienda pubblica dell’acqua. Le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti, anche nella gestione delle manutenzioni. Al di là dei finanziamenti per l’ammodernamento delle reti idriche e fognarie, nella città di Sciacca non vi sono zone che non registrino perdite idriche, alcune ormai storiche.
In tal senso è auspicabile che la nuova amministrazione comunale solleciti un piano straordinario di interventi ai vertici di Aica, al di là delle sporadiche manutenzioni.