Ormai succede sempre più spesso, a partire dai centri più piccoli, dove l'esposizione di primi cittadini e assessori è indubitabilmente maggiore rispetto a quella immaginabile nelle città più grandi. Nelle scorse ore dalle nostre parti sono diventati oggetto di investigazioni delle forze dell'ordine altri 2 episodi, che sono stati accertati rispettivamente a Bivona e a Siculiana. Nel primo caso ignoti hanno sfondato con una grossa pietra il parabrezza dell'auto di Salvatore Cutrò, insegnante e vice sindaco. Il fatto è accaduto di notte. L'auto dell'amministratore era parcheggiata in via Falcone-Borsellino, dove Cutrò vive con moglie e figlio; a Siculiana invece un parente del sindaco Giuseppe Zambito ha ricevuto una telefonata anonima con l'invito-avvertimento affinché il capo dell'amministrazione si faccia dare una scorta.
Vicende a dir poco inquietanti, che si aggiungono alla recente intimidazione subita dal sindaco di Calamonaci Pino Spinelli, destinatario di una lettera contenente minacce di morte e, ancora prima, all'altra lettera intimidatoria diretta in quel caso alla sindaca di Montevago e parlamentare regionale Margherita La Rocca Ruvolo. Tutte situazioni su cui, da un punto di vista investigativo, si sta rivelando particolarmente complicato fare luce. A rendere più teso il clima già pesante anche l'uso dei social. Un aspetto su cui si è soffermato, nella sua dichiarazione, in cui manifesta solidarietà al suo vice, il sindaco di Bivona Milko Cinà, che ha definito l'episodio ai danni di Cutrò "un vile atto intimidatorio giunto in un clima di veleno che come amministrazione comunale abbiamo subito e continuiamo a subire attraverso i social network. Clima che - accusa Cinà - oggi si concretizza in azioni di questo tipo. È giunto il momento di porre un freno alla violenza verbale e non solo a cui stiamo assistendo ormai da troppo tempo. Spero - ha concluso Cinà - che i Carabinieri, immediatamente allertati, possano individuare prima possibile i responsabili di questo vile gesto".
La questione è, evidentemente, sotto particolare attenzione anche da parte della stessa prefettura, ed è già stata argomento di discussione all'interno del comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica. Non ci sono ragioni per minacciare un pubblico amministratore, neanche da chi dovesse ritenere leso un proprio diritto.