Perfino uno dei simboli storici della stessa tradizione termale italiana è stato costretto ad alzare bandiera bianca. Le banche creditrici della società Terme di Montecatini hanno presentato istanza di liquidazione al tribunale di Pistoia. La notifica del provvedimento è arrivata anche al comune, che ne è socio per la parte pubblica. Crisi pandemica prima e aumenti dei costi energetici più recentemente hanno messo in ginocchio lo sfruttamento economico del patrimonio. Sperano, parte pubblica e privata, di potere risollevarsi al più presto. Mal comune in questo caso non induce ad alcuno spirito gaudente, più o meno a metà.
Sta generando indubbio ottimismo, dalle nostre parti, il possibile intervento di Cassa Depositi e Prestiti (attraverso il fondo immobiliare SGR) in favore del recupero degli impianti termali di Sciacca, chiusi e abbandonati da 7 anni e mezzo. Ma quella della Regione (che naturalmente non poteva non riguardare anche le Terme di Acireale) è solo una delle 111 manifestazioni d'interesse presentate nell'ambito del relativo avviso, scaduto ieri. La metà delle candidature sono state avanzate dalle Regioni del sud, un quarto da altri enti della pubblica amministrazione e l'ultimo quarto dai privati. Confidano tutti in investimenti economici nel settore turistico. A disposizione ci sono 150 milioni di euro in totale, disponibili grazie al Pnrr. Non sono tantissimi. E si teme, adesso, che ancorché con la stessa scrematura che dovrà ridurre ad una dozzina le proposte su cui potere concretamente intervenire, i fondi disponibili siano pochi. Secondo l'ex direttore amministrativo Alfredo Ambrosetti, a cui stamattina abbiamo chiesto un commento, "per potere essere recuperati e rimessi in funzione gli impianti saccensi hanno bisogno di almeno 12 milioni di euro, comprese le attrezzature elettromedicali".
E forse - ci permettiamo di aggiungere noi - non basterebbero nemmeno questi. Rimane pacifico che adesso, dopo anni di ipotesi e interessi che non hanno mai prodotto granché, probabilmente siamo di fronte ad una autentica svolta, forse è la prima reale luce in fondo al tunnel. Al netto, naturalmente, del periodo elettorale al centro del quale ci troviamo. Ma questo lo sapremo molto presto. C'è un buon precedente rispetto a una situazione analoga, ed è quella delle Terme di Salsomaggiore. Neanche queste se la passano molto bene, e proprio Cassa Depositi e Prestiti lo scorso anno ha effettuato un investimento su quel patrimonio, ubicato in Emilia Romagna, nella provincia di Parma. In ogni caso ai primi di novembr, Cassa Depositi e Prestiti e il fondo immobiliare Sgr renderanno noti, sulla piattaforma online, gli esiti della prima valutazione delle manifestazioni di interesse pervenute.
Ricordiamo che l'obiettivo dell'avviso è quello "di avviare un percorso di rilancio del settore finalizzato a incrementare l'offerta turistica, anche in location secondarie o in zone economicamente più svantaggiate. Si punta a favorire la nascita di un'offerta addizionale rispetto alle più consolidate destinazioni turistiche italiane, attraverso la riqualificazione e la valorizzazione di immobili ad alto potenziale turistico, con attenzione alla sostenibilità, alla digitalizzazione e all’efficienza energetica delle strutture". Un identikit inequivocabile, dunque, per le Terme.
Ha registrato significativi consensi e suscitato attenzione diffusa intanto il via libera ai lavori di riqualificazione del parco termale, con il mezzo milione di euro ottenuto dal ministero dei Beni Culturali. Potrebbe essere l'inizio della nuova era per le Terme. Per evitare equivoci: questa riqualificazione non riguarderà le piscine. Anche se ci sarà la riapertura del parco, quest'area rimarrà dunque recintata e interdetta, perché - come rivelano le immagini - i rischi di cedimenti sono piuttosto sostanziali. In ogni caso, alla luce della questione Cassa Depositi e Prestiti, sulle Terme una soluzione finale purtroppo non è immediata, soprattutto rispetto alla tempistica. Ma tra due mesi sapremo se tutto quello di cui stiamo parlando da qualche tempo non sia stato tutto fiato (e inchiostro) sprecati.