dopo mesi di sospensione forzata per indisponibilità di personale sanitario in numero sufficiente (criticità che non è certamente stata risolta), giunge come un fulmine a ciel sereno la chiusura disposta dai carabinieri del Nas di Palermo della sola sala endourologica, unità all'interno del reparto utilizzata per interventi mini invasivi. Una disposizione giunta al termine di un controllo specificamente rivolto dal Nucleo Anti Sofisticazioni proprio a quella sala. Un provvedimento che naturalmente richiede una ricognizione del luogo e un adeguamento tempestivo rispetto alle contestazioni alla base della chiusura. Contestazioni di cui la direzione sanitaria ovviamente ha preso atto.
Questo episodio succede in un reparto che, come detto, è tra quelli che attraversano da molto tempo una fase particolarmente complicata, con appena 3 medici in servizio, di cui uno (il direttore facente funzioni Michele Barbera) svolge regolarmente anche funzioni di reperibilità e anche turni di guardia dipartimentale notturna. Ed è stato proprio il dottor Barbera a richiedere alla direzione sanitaria (ottenendo in tal senso il necessario via libera) la ripresa dei ricoveri nonché la garanzia delle sedute operatorie open per gli interventi chirurgici che, ovviamente, richiedono anche la disponibilità di équipe di anestesisti e altro personale sanitario. Questione, quest'ultima, che è una delle tante che all'ospedale di Sciacca evidenza diverse criticità per cercare di utilizzare al meglio il basso numero di operatori a disposizione. A rimanere al momento sospesa è dunque l'attività endourologica, per la quale si attende una decisione della direzione sanitaria.
Medici del reparto di urologia chiamati anche a dovere garantire turni di reperibilità nonché quelli previsti per la disponibilità della guardia medica dipartimentale. Un lavoro a dir poco complicato, quello di far coincidere le esigenze del personale con quelle dei pazienti e del funzionamento efficiente dell'ospedale. La questione urologia è, in tale direzione, una specie di paradigma di una condizione di sofferenza che ovviamente investe l'intera struttura sanitaria.